ABBADO NELLA STAMPA Il Corriere della Sera Claudio Abbado
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La rivista lo mette nella lista dei «sovrani e dittatori» con grandi capitali. Amnesty chiede il rilascio di 71 dissidenti «Castro re dei ricchi». Lui s’infuria Per «Forbes» Fidel ha un patrimonio di 550 milioni di dollari. «Ma io non sono Mobutu» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON - «Un’infamia!». Così Fidel Castro, sdegnato, ha ieri definito il suo inserimento nella lista annuale dei «Re, regine e dittatori» più ricchi del mondo della rivista Forbes . In un furente discorso a l’Avana, ai dirigenti del partito dell’esercito e della polizia, il «líder máximo» cubano ha accusato la rivista americana di volere farlo passare «per un altro Mobutu» (l’ex presidente dello Zaire, un simbolo di corruzione). «Ancora una volta» ha protestato Castro, ricordando che accadde già nel 2004, quando vi figurò anche Saddam Hussein, «Forbes ha commesso l’infamia d’includermi nel suo elenco, quasi al di sopra della regina Elisabetta. È una vergogna! Ciò che dovrebbe fare, invece, è di indagare sui miliardari Usa, che hanno rubato, saccheggiato l’impero che li ha nutriti». Forbes ha scatenato la furia di Castro scrivendo che in un anno il leader cubano ha quintuplicato la sua fortuna, che sarebbe ora di 550 milioni di dollari, e affermando che essa proviene in gran parte dall’azienda farmaceutica di Stato, la MediCuba , dai centri commerciali Cimes , e dalle «convention» al Palazzo dei congressi a l’Avana. «Sono menzogne!» ha concluso Fidel. Dopo il discorso, i dirigenti castristi hanno mobilitato l’ambasciata in Messico in sua difesa. In un secco comunicato, l’ambasciata ha denunciato «la goffa diffamazione di Forbes , altro ripugnante esempio della campagna americana contro il castrismo», sostenendo che la rivista «non ha più alcuna credibilità» e precisando che «a Cuba tutti i soldi delle aziende di Stato vanno esclusivamente al popolo cubano a cui appartengono». Castro era già esploso lo scorso ottobre, quando in una intervista televisiva aveva dato del «miserabile» a Steve Forbes , il proprietario della rivista. «Nella mia vita sono stato accusato di molte cose, ma mai di corruzione» aveva tuonato. «Nessuno di noi che combattiamo per la rivoluzione da oltre 40 anni ha mai rubato un solo dollaro allo Stato. Noi moriremo con onore nelle nostre trincee». Secondo la rivista, Fidel, che ha 78 anni, si è imborghesito, vive nel lusso «viaggiando in un convoglio di Mercedes Benz nere», soddisfa ogni suo desiderio anche quando è all’estero, e gode di tutti i «comfort» dei nababbi. In realtà, mentre Saddam Hussein era più che di casa nella classifica di Forbes , Castro vi sembra un pesce fuor d’acqua. In cima ai «Re, regine e dittatori» vi è infatti il monarca saudita Fahd con 22 miliardi di dollari, seguito da Haji Hasanal Bolkiah, il sultano di Brunei, con 20 miliardi di dollari, e a notevole distanza da Hans Adam II, il principe del Liechtenstein, con 3 miliardi e 200 milioni di dollari. Intanto, ieri, Amnesty International ha chiesto a Castro di rilasciare i 71 dissidenti cubani tenuti in carcere in condizioni spesso crudeli e disumane. L’organizzazione ha anche presentato un rapporto «Cuba, 71 prigionieri politici aspettano la libertà» nel quale elenca tutte le preoccupazioni per la situazione dei dissidenti. «Tutto quello che bisogna fare a Cuba per passare mesi o anni in prigione è contraddire le autorità» si legge nel rapporto. Amnesty chiede a Cuba il rispetto delle regole minime sul trattamento dei prigionieri e l’abolizione della pena di morte ma critica anche l’embargo che «alimenta le violazioni dei diritti dell’uomo poiché il governo lo usa come pretesto per perseguire la dissidenza». Ennio Caretto MUSICA «Cuba è la vita». «No, è un lager» il Dibattito «E’ un Paese all’avanguardia. Ci sono stato più volte, ci tornerò ancora», scriveva ieri Claudio Abbado sul Corriere parlando di Cuba, per la quale, in attesa del verdetto della Commissione Onu sui diritti umani riunita a Ginevra, duecento tra intellettuali, Premi Nobel e artisti, fra i quali lo stesso direttore d’orchestra, nei giorni scorsi hanno firmato una petizione per evitare la condanna. «Innegabile la sensibilità dei cubani verso l’arte e la cultura, una sensibilità che a noi sfugge, perché è stato reso molto più evidente il fatto che fucilano le persone», concorda il compositore Giorgio Battistelli , direttore della Biennale Musica di Venezia, ma osserva che «se l’apporto di grandi personaggi come Abbado può avere un grande risvolto mediatico, può anche contribuire a modificare le cose in quel Paese, viene da chiedersi se modifica qualcosa da noi, in Italia, un Paese tra i più industrializzati che non produce idee». Non crede che l’intervento del maestro milanese abbia effetti concreti il pianista Bruno Canino : «Non credo che l’intervento di Abbado, o comunque di un uomo di cultura, e noto, abbia qualche effetto sulle decisioni dei governi e delle istituzioni. Ne ha di più, di effetti, una partita di calcio... Io peraltro - continua Canino, docente alla Scuola di Musica di Fiesole - sono per gli approcci sottili, non eclatanti. Ma poiché ogni cittadino ha il diritto di esprimersi, ben venga l’appello di Abbado, tanto più se la sua testimonianza può servire a sfatare dei pregiudizi, come nel caso di Cuba: a uno infatti sembra una gigantesca prigione, a un altro un concentrato di vita». Appoggia idealmente l’intervento del direttore d’orchestra milanese, il compositore Azio Corghi : «Me ne ha parlato stamattina mia moglie. Io, in sintonia con José Saramago, che è tra i firmatari, appoggio chi esprime con coraggio la propria opinione: non so se a Cuba ci sia o non ci sia la libertà, certo che qui da noi la gente pensa troppo prima di parlare, perché ha paura, c’è una pseudolibertà. Da noi - prosegue Corghi - è inutile far cose belle (la sua opera, il Dissoluto assolto , in dittico con Hindemith, è appena saltato alla Scala, ndr ), è difficile. Da noi non si partecipa "fisicamente" alla vita, alla creazione. Mi dicono che lì a Cuba sì». Obietta il direttore d’orchestra Aldo Ceccato : «Sì, ma perché fare questo intervento soltanto per Cuba e non per altri Paesi? Perché è uno Stato totalitario, perché c’è Fidel Castro? Come dittatore non si può negare che "castri" tante libertà. E poi ho qualche dubbio sull’effettivo fiorire di tutte queste belle cose, anche se, devo dire, riferendomi però alla situazione italiana, che mai come quando la sinistra governò, la cultura godette di un periodo florido. Chapeau ». «L’iniziativa di Abbado è lodevole - continua il direttore dei Pomeriggi Musicali di Milano - ma la si estenda a tutto il Sudamerica, al Venezuela, alla Bolivia, se non a mezzo mondo. E non si dimentichi l’Italia. Forse di quegli strumenti musicali portati alla "povera" Cuba dalla Mahler Jugend Orchestra, avrebbero bisogno certe scuole del nostro Paese dove magari, tra poco, la materia non si insegnerà nemmeno più». Claudia Provvedini
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