PREMIO KYTHERA Claudio Abbado al primo concerto dell'orchestra Mozart
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LAUDATIO A CLAUDIO ABBADO Wolfgang Schreiber Onorato Maestro, caro Claudio! “Sì! La musica trasmette emozioni, in questo momento lo abbiamo sperimentato con intensità eccezionale. Che fortuna! Ciò che abbiamo fatto lo scorso anno a Lucerna, penso sia stato indubbiamente la realizzazione di un sogno di tutti”. Con questo sentimento, con queste parole, nel 2003 a Lucerna, avete salutato la fondazione del Festspielorchester e il primo concerto. “Da Claudio Abbado si sprigiona come un grandissimo fuoco”. Questa è la sensazione di Sabine Mayer, primo clarinetto della nuova orchestra del Festival di Lucerna. Opinione che Wolfram Christ, prima viola di Abbado presso la Filarmonica di Berlino ed ora in forza alla nuova orchestra di Lucerna, non ha potuto non condividere: “Una differenza determinante nelle orchestre di fama mondiale è l’entusiasmo, che qui è tangibile in ciascuno, la disponibilità di 130 musicisti di dedicarsi anima e corpo ad un grande progetto.” Si prosegue nell’estate 2004,con il nuovo appuntamento, Abbado è per la seconda volta a Lucerna assieme alla sua nuova orchesta. I musicisti si conoscono, i sentimenti fra i colleghi asono amichevoli: un Ensemble di raro valore, radunato attorno al nucleo centrale della giovane Mahler Chamber Orchestra, già fondata da Abbado, e formato, esattamente come la Bayreuther Festspielorchester, da musicisti di punta appartenenti a grossi gruppi musicali, da Berlina Vienna, da Amburgo a Dresda, fino a Zurigo e Monaco. Con tutti questi, nel corso della sua vita, “Claudio” ha fatto musica in diverse orchestre, lui stessi li ha scelti e loro sono venuti a Lucerna per prove e concerti solo per lui e grazie a lui. Egli è la loro fonte di motivazione e di ispirazione nelle intense ed eccezionali esecuzioni de “La mer” di Debussy, della seconda sinfonia di Mahler, del secondo atto del “Tristano” e dei quattro ultimi Lieder di Strass. Quale altro sogno può avere un direttore? Fare musica in autonomia artistica con un’orchestra di propria scelta e con musicisti in grado di riempire la grande musica sinfonica con la luminosità della musica da camera! La gioia del fare musica si legge sul viso di Claudio Abbado quando sta sul podio: insomma concentrazione, spontanea partecipazione all’evento musicale. Anche, nel dirigere, una enorme tensione del corpo, dello spirito, dell’anima. Talvolta addirittura un’ombra di irrequietezza o paura che la musica possa essere troppo forte,o non abbastanza sfumata, o che il suono possa risultare poco malleabile, troppo piatto o troppo pesante in un ascolto finissimo dei passaggi e degli intrecci della musica a più voci. L’abilità dell sfumatura è stata fin dall’inizio componente del talento di Abbado. “La mia arte più raffinata e profonda vorrei chiamarla arte del passaggio, poiché è in questi passaggi che consiste la trama della mia arte”. Richard Wagner spiega così alla sua Musa, Matilde Wesendock, la composizione del “Tristano”. L’arte del passaggio, la disciplina del legato orchestrale, lo scorrere e il fondersi di tutti gli elementi, ha nella fisionomia musicale del melodramma wagneriano la stessa naturalezza che ha in Claudio Abbado l’arte del dirigere. Come se avesse sempre saputo che che il “Tristano” e il “Parsifal” avrebbero avuto con il passare del tempo un significato determinante per il suo più maturo sviluppo artistico, Abbado ha cominciato a coltivare questa sua arte dei passaggi musicali già dall’infanzia attraverso la precoce esperienza della musica da camera nella propria famiglia.E’ il padre a trasmettegliela, suonando in casa con colleghi ed amici: sonate e trii,quartetti e quintetti di Haydn, Mozart, Beethoven, Schumann, Brahms. La lezione che il bambino apprende è quella di ascoltare gli altri nel fare musica, di condividere con gli altri la musica. Solo così, intuisce già allora, la musica può raggiungere la sua pienezza. Apertura all’ascolto, arte della sfumatura attraverso l’ascolto reciproco facendo musica questa è la fondamentale lezione dell’infanzia e della giovinezza di Claudio Abbado. Successivamente l’ascolto ha acquistato una dimensione più ampia e profonda fino all’ascolto del silenzio: portato ad espressione con la propria musica dall’amico Luigi Nono; presente in Hölderlin, quando Nono ne estende frammenti nei quartetti per archi o nel “Prometeo”. Nel film “Eine Kielspur in Meer” di Bettina Ehrhardt, Abbado ne parla apertamente: “Ritengo che il silenzio nella musica di Nono, come nella musica di Mahler, sia molto importante. Penso all’ultimo tempo della nona, agli attimi di silenzio…esattamente così anche in Nono, con questa musica che circola nello spazio e che lentamente scompare nel silenzio. E questo silenzio che prosegue, che non ha confine”. Sono la sincerità dello sguardo, la viva curiosità a dar corpo alla dote dell’empatia, non necessariamente la parola. Leggendo si esercita il silenzio, leggendo pentagrammi e note, ma anche libri. Una grande fortuna accompagna Claudio Abbado ancora studente presso il conservatorio Giuseppe Verdi; il suo insegnante nei corsi facoltativi di letteratura riesce a trasmettere agli scolari i tesori di Dante, Boccaccia e Tetrarca come se in questi antichi libri si celassero storie del presente. Questo insegnante è poeta di fama mondiale, e riceverà il premio Nobel per la letteratura: Salvatore Quasimodo. L’apertura ance nei confronti delle altre arti la cinematografia, il teatro, la pittura è sempre stata un principio di vita di Abbado e costituisce il sottosuolo di amicizie come quelle con Andrei Tarkowski, Juri Ljubimov, Angela Winkler, Jutta Lampe, Bruno Ganz. Dirigendolo, in occasione del suo concerto d’addio a Berlino, la musica che accompagna la grandiosa trasposizione filmica dello shakesperiano “Re Lear” di Schostakowich, Abbado fa proiettare il film all’interno della Philharmonie durante l’esecuzione. L’amicizia con Luigi Nono e Maurizio Pollini nasce da una profonda lealtà. I tre musicisti hanno condiviso fin da subito l’idea che all’interno di una cultura musicale dominata da tutte le possibili forme di passato, la musica contemporanea dovesse avere più diritti, trovare più ascolto.Abbado fonda il Festival “Wien modern” e numerose giovani grandi orchestre: è tutt’altro che un capriccio l’impegno profuso da Abbado per sottrarre la nuova generazione di musicisti e compositori dalle zone d’ombra di un settore musicale sempre più prepotentemente commercializzato. Per questo dobbiamo ringraziarlo ancora di più! Probabilmente, così si può pensare osservandolo,Claudio Abbado raggiunge il massimo della felicità quando sta sul podio, di fronte ad una di queste orchestre di giovani e lavora con loro, con grande impegno e cordialità. Se siamo alla ricerca di un antidoto contro la crisi della musica classica nelle menti e nei cuori, contro la stessa commercializzazione del discorso culturale, l’empatia, l’apertura,la sincerità e l’entusiasmo di Abbado sarebbero e sono già la miglior medicina. Io sono fortunato, onorato Maestro, caro Claudio, di potermi congratulare con Lei, perché già da lungo tempo sento una vicinanza alla sua musicalità, al suo modo di essere direttore. Per questo sono profondamente dispiaciuto di non poter essere qui e parlare di persona,anziché per interposto testo. Nessuno d’altra parte è più adatto a trasmetterglielo di Nike Wagner. Assieme al mio augurio, di tutto cuore, per il premio Kythera.
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