IL CASO LOGGIONE La Repubblica Coda al loggione ai tempi... A nome di tutti i loggionisti e di tutti coloro che almeno una volta hanno potuto assistere ad uno spettacolo alla Scala acquistando uno dei biglietti di loggione in vendita all'ultimo momento, un GRAZIE DI CUORE a chi ha contribuito a restituire quei posti alla loro antica tradizione carica di passione, nella Scala restaurata!!! Arrivederci al 7 dicembre 2004!!! Il dossier Loggione sul sito:
|
Dopo il sopralluogo dei vigili del fuoco è arrivato il via libera della commissione di vigilanza comunale La Scala avrà 200 posti in più E 139 biglietti saranno venduti tre ore prima delle recite I problemi di sicurezza saranno risolti dallo scalone Botta che collegherà una delle entrate con le zone interne La platea resterà a 670, i palchi avranno 780 poltroncine, ad allargarsi saranno le gallerie, soprattutto la seconda Complessivamente sale a 2030 la capienza del teatro Acerbo: anche questo è un ritorno al passato PAOLA ZONCA Duecento spettatori in più per ogni recita: dopo i lavori di ristrutturazione, la Scala raggiungerà la capienza di 2030 posti a sedere, contro i 1840 con i quali aveva chiuso i battenti il 31 dicembre 2001. È stata la Commissione di vigilanza del Comune, dopo i sopralluoghi dei vigili del fuoco, a stabilire che l´adeguamento del teatro alla normativa sulla sicurezza, ottenuta grazie al restauro, potrà consentire l´aumento del numero delle poltrone. Dove saranno ricavate? Se la platea conserverà i suoi 670 posti circa, e i palchi le tradizionali 780 poltroncine, saranno le due gallerie ad ampliarsi, passando dai precedenti 380 posti a circa 580. La nuova, definitiva, piantina del teatro apparirà tra poco sul sito Internet aggiornato della Scala, ma si può già anticipare che la maggior parte dei posti sarà aggiunta in seconda galleria, che ha uno spazio più ampio a disposizione.«Torniamo alla capienza che c´era prima degli anni ?90 - spiega il direttore dei lavori di restauro, l´ingegnere del Comune Antonio Acerbo -. I posti erano stati via via ridotti perché mancavano i dispositivi antincendio e gli impianti elettrici non erano a norma. Ora tutto è stato adeguato alle leggi vigenti». In passato c´era anche il problema delle uscite di sicurezza: erano poche e gli spettatori del loggione, per accedervi, erano costretti ad ammassarsi pericolosamente. «Oggi gran parte dei problemi verranno risolti con la realizzazione di quello che è stato ribattezzato "lo scalone Botta" - spiega Acerbo -. È una scala ampia 2 metri e 40 che collega una delle entrate, posta vicino all´ingresso del Museo Teatrale, ai palchi e alle gallerie. Le uscite di sicurezza saranno 7 per ogni ordine del teatro». L´ampliamento delle Gallerie è, in un certo senso, una rivincita dei loggionisti, il pubblico più assiduo, a volte intemperante, e se non il più competente, certo il più appassionato della Scala. Nell´agosto del 2000 la Commissione di vigilanza aveva imposto il taglio di ben duecento posti in piedi a loro destinati (erano allora in vendita a 10mila lire) perché la presenza di spettatori non seduti non garantiva il rispetto della normativa sulla prevenzione antincendio. Ora quei 200 posti rispuntano, e oltretutto saranno tutti a sedere e numerati. Alla notizia di una Scala che nella stagione 2004-2005, oltre ad aumentare le recite d´opera da 80 a 118 e quelle di balletto da 45 a 65, amplia anche la capienza, si aggiunge quella che 139 biglietti al prezzo più basso saranno messi in vendita tre ore prima dell´inizio delle recite nella biglietteria del teatro rinnovato, proprio come chiedevano i loggionisti. Dopo la parentesi degli Arcimboldi, si torna dunque alle code prima delle rappresentazioni, spesso gestite con qualche difficoltà, agli appelli, alle animate discussioni su questo o su quell´interprete. «Non possiamo che esprimere soddisfazione per il ripristino del Loggione» commenta Gabriele Baccalini, uno dei frequentatori storici della piccionaia. Semmai, la preoccupazione di alcuni loggionisti, è che la vendita tre ore prima delle recite potrebbe far ricomparire i bagarini, che avrebbero tutto il tempo per rivendere i biglietti a prezzo decuplicato. Ultima novità: dal 17 ottobre la biglietteria scaligera si trasferisce dall´Atm Point (metropolitana Duomo) all´Urban Centre della Galleria Vittorio Emanuele (apertura tutti i giorni dalle 12 alle 18). Si tratta di una soluzione temporanea per cinque o sei mesi, in attesa di trovare uno spazio più adatto dentro il rinnovato Teatro alla Scala. Per la prima opera in programma, L´Europa riconosciuta, i biglietti saranno in vendita su Internet, telefono, biglietteria e macchine automatiche a partire da lunedì 25.
SABATO 9 OTTOBRE 2004 › PRIMA PAGINA DELL'EDIZIONE LOCALE › MILANOIL RACCONTO Nel vecchio Piermarini il divertimento dei posti economici era quello di stare sempre in piedi Ma con le poltrone e i velluti il loggione perde il suo fascino I melomani sono stati un´anima storica del teatro: speriamo che nella nuova sala non perdano la voglia di esserci ancora Chi ha i capelli bianchi ricorda bene i segreti per entrare anche all´ultimo minuto Anche i loro eccessi erano la testimonianza di un legame a un mondo autentico ANGELO FOLETTO Una volta, qualche decennio non secoli fa, andare in loggione era un piacere e un´avventura. Oggi, a posti seduti e numerati, buona parte del gioco sarà perduta. Che senso ha stare ben comodi quando il divertimento, una volta conquistati i preziosi tagliandi e fatta tutta d´un fiato la vecchia, consunta e viscida scalinata delle gallerie, era scegliersi il posto a seconda dello spettacolo? Si stava a metà ellisse per vedere bene i cantanti evitando l´ingombro del grande lampadario centrale, in fondo magari passeggiando nel corridoio per avere la panoramica completa della scena, alle ali per non perdersi le espressioni degli artisti in proscenio al termine (o per vedere il direttore). E poi lì c´era "la musica che ti va fin dentro nell´anima", ricorda Paolo Conte. Vivere il loggione era un rito molto semplice, economico e tutt´altro che difficile. Chi l´ha fatto, e ha qualche capello grigio, sa benissimo che bastava un po´ di pazienza, e si entrava ogni 7 dicembre. Se non proprio col biglietto regolare, con qualche accesso di straforo: aiutati dai loggionisti storici o da compagni di Conservatorio arruolati come maschera all´ingresso. Una volta dentro, cominciava l´emozione di serate in cui, un po´ come il pubblico ottocentesco che entrava col minimo di costo in platea e stava in piedi, lo spettacolo era vissuto con raccoglimento ma anche con commenti e scaramucce critiche già nei vestiboli poco illuminati del loggione. L´oscurità un po´ carbonara e l´anonimato (relativo: alcune voci loggionistiche si riconoscevano tra mille) accentuavano il gusto un po´ goliardico della battuta che sferzava l´acuto malriuscito prima ancora che in platea l´avessero capito, la critica tagliente, la polemica tra piccole fazioni. Una vita e un mondo a parte, prolungato nei rumorosi capannelli che si formavano negli intervalli: alcuni nel foyer, altri sempre in loggione dove il capopopolo di turno arringava i suoi fedeli o indottrinava i giovani adepti sprofondando nel posto lasciato per qualche minuto disponibile dal privilegiato in "poltroncina numerata" (in realtà, per le seconde file, un sedile ribaltabile di legno, stile cinema all´aperto). Solo in pochi casi, per contestazioni unanimi o dispute fratricide tra tifoserie, quell´universo rinunciava alla propria orgogliosa diversità per farsi sentire: con i primi applausi o pittoresche contestazioni. Ma dal loggione sono piovuti a migliaia i volantini tricolori (come nelle bollenti prime risorgimentali) la sera dell´apertura delle celebrazioni verdiane col Presidente della repubblica in platea. Il disagio dei posti in loggione è stato sempre compensato dal costo minimo (progressivamente incrementato) che virtualmente consente a tutti l´ingresso, offrendo agli sfegatati la possibilità di tornare: ogni sera, senza perdere una recita e un cambio di cast. Il loggione è una sorta di anima storica del teatro per i sostenitori. Crea una consorteria di feticisti degli acuti e delle esecuzioni "d´una volta", talvolta assoldati (o spontaneamente inquadrati) in fazioni (un cantante contro l´altro, i tradizionalisti contro le regie, i fanatici del ?verbo´ d´autore) che si sfogano con comportamenti isterici quando non poco urbani e in sospetta mala fede, ribattono i detrattori. Per questo, nel bene come nel male, il loggione è una componente viva del teatro. Anche i suoi eccessi sono la testimonianza dell´attaccamento a un mondo, come quello dell´opera oggi, che per piacere a tutti sta perdendo autenticità e voglia di essere artisticamente propositivo. Speriamo che i loggionisti, anche da seduti, non perdano motivazioni autentiche e la voglia di essere ancora l´anima critica, non morbosa né sleale, d´un teatro che ha spesso disamorato il pubblico e che - se vuol tornare a essere "la Scala" e non il malinconico custode delle proprie antiche glorie - deve (ri)cominciare a ascoltare le critiche dei suoi più appassionati e fedeli spettatori piuttosto che i complimenti degli sponsor.
|
|