MUSICISTI Christoph Müller
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Un concerto di Claudio Abbado: un’emozione sempre nuova e una riscoperta della musica appena eseguita. E allora applausi, fiori, ovazioni verso l’orchestra e il maestro che si schernisce. Ma spesso in platea c’è un altro artefice del successo, sempre attento a ogni minimo dettaglio, valido consigliere e uomo di fiducia scelto da Abbado da alcuni anni come assistente. Si tratta del maestro Christoph Mueller: non sarebbe possibile una prova di Abbado senza di lui che puntualmente dal podio viene chiamato per delle conferme o per studiare come migliorare un piccolo dettaglio acustico. E chi ormai non lo conosce, è parte integrante di quasi tutti i movimenti abbadiani, ma abbiamo deciso di sapere qualcosa in più di lui passando un po’ di tempo in un caffè del KKL a Lucerna, dopo una prova. Gentile, molto cordiale, quasi non capisce perché l’attenzione stavolta sia rivolta su di lui mentre “l’altro” viene messo in secondo piano. Di origine svizzera, Zurigo, nasce però in un luogo che nessuno oserebbe immaginare: in Perù, dove ha vissuto per tre anni prima di tornare in Europa. La musica è arrivata gradualmente: «ho cominciato studiando violino come solista - racconta Mueller perfezionandomi a Cincinnati. A Zurigo ho cominciato a dirigere un ensemble di musica contemporanea fino all’esperienza di Tanglewood con Seiji Ozawa». La direzione d’orchestra si intreccia ancora al violino perché diventa primo violino della Vermont Symphony ma ancora seguirà una esperienza come assistente di Ashkenazy a Berlino nel 1996. Oggi ha 37 anni e ha idee ben precise su come continuare la sua carriera: dirigere. Si concluderà necessariamente quindi il lavoro con Claudio Abbado cominciato nel 2000: «dirigevo lo Scharoun Ensemble a Berlino e a Pasqua andammo anche noi al Festival di Salisburgo. Non so come ma Abbado mi vide lavorare e mi chiamò proponendomi di dirigere la GMJO. Naturalmente accettai ma la malattia ha ritardato l’inizio del lavoro all’estate 2002». In cosa differisce Abbado da tutti gli altri e come è il vostro lavoro? «Lui è unico nel modo di fare “respirare” il tempo e naturalmente sono tanti gli stimoli che ho potuto recepire per la mia carriera di direttore. Ma non è detto che sempre ci troviamo d’accordo e a volte lui convince me e altre viceversa sui rispettivi modi di intendere una cosa. È un rapporto di naturale confronto basato sulla fiducia». Qual è precisamente il suo ruolo? «Sono come un secondo paio di orecchie, controllo che l’equilibrio tra gli strumenti sia sempre bilanciato. E poi dirigo preparando l’orchestra: nell’ultimo “Così fan tutte” ho fatto tantissime prove con l’orchestra e i cantanti e Abbado non ha mai interferito o “consigliato” sul lavoro che stavo compiendo. Allo stesso modo durante le prove della IX di Mahler che avete sentito di recente in tournèe».
Christoph Mueller, quando non lavora con la GMJO e con Abbado ha numerosi incarichi in tutto il mondo e adesso è direttore musicale dell’Orchestra Sinfonica del Cairo con cui l’11 settembre ha appena inaugurato la stagione sinfonica con la II di Mahler. «È una buona orchestra e lavorare al Cairo è affascinante, ormai si vive come in una capitale mondiale». Quali sono stati gli impegni più significativi ultimamente? «Di certo continua Mueller l’avere eseguito qualche mese fa al Musikverein di Vienna la IV di Bruckner con l’orchestra della Slovenia. È stato un grande successo ed essere consacrato in quel luogo in un repertorio tipicamente mitteleuropeo è una grande soddisfazione. Io mi trovo a mio agio col repertorio tedesco, lo sento particolarmente vicino a me e allo stesso tempo non trascuro il contemporaneo o un autore come Bach: con la sinfonica di Göttingen - Mueller ha da poco assunto l’incarico di direttore principale farò la Passione di S. Matteo». Che rapporto ha invece con l’opera? «Mi piace ma non amo il repertorio più comune, c’è un problema con le voci di cantanti che purtroppo cantano troppo rovinandosi precocemente. Noto spesso anche una mancanza di personalità nell’interpretazione, comunque mi piacerebbe dirigere Mozart o l’Otello di Verdi, l’Elektra». Il lavoro con la GMJO si concluderà dopo la prossima Pasqua: «mi dispiacerà molto lasciare questa orchestra, lavoro bene con loro perché ci sono dei musicisti flessibili nella ricezione delle idee musicali. Io nelle prove ovviamente mi esprimo con le mie idee e poi un altro direttore offre le sue consentendo poi ai ragazzi di trarre il meglio delle varie esperienze dando un risultato veramente eccezionale. La GMJO è il mio “amore” ma io sento il desiderio di esprimermi completamente come direttore». E l’esperienza di Lucerna? «Creare una orchestra fatta di tanti solisti è stato un bel lavoro, sono uscite tutte le qualità umane dei musicisti che spesso oberati di impegni si limitano a suonare seppur con grande professionalità. Qui si rilassano e danno vita alle serate speciali cui abbiamo assistito in questi due anni, come svizzero sono orgoglioso di avere contribuito a questa realtà». Non si sa ancora in che qualità Christoph Mueller sarà a Lucerna l’anno prossimo: da parte nostra l’augurio di riuscire nei suoi progetti e la promessa di esserci anche noi a fare il tifo per lui.
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