e attorno
Abbado e Pollini insieme Il trionfo di un' amicizia
Una serata memorabile a Lucerna con Beethoven «Grande sintonia anche se la vita ci tiene lontani» Il pianista: «Tengo qui un master con sei giovani talenti per aiutare la musica contemporanea» Il direttore: «Questo festival dedicato al tema della Libertà, parola-chiave spesso abusata»
Manin Giuseppina
DAL NOSTRO INVIATO LUCERNA - La promessa di Claudio Abbado, «Lucerna come luogo per far musica tra amici», ha ora una conferma in più. L' anno scorso qui è stata festa per la nascita di una nuova super-orchestra creata dal direttore raccogliendo attorno alla «sua» Mahler Chamber alcuni strumentisti prediletti dei Berliner, dei Wiener, dei Munchner Philharmoniker. Più una manciata di strabilianti prime parti, da Sabine Meyer a Natalia Gutman, da Wolfram Christ a Georg Faust a Kolja Blaker al Quartetto Hagen e - novità 2004 - alcuni elementi del Quartetto Berg. Quest' anno, solista d' eccezione, è arrivato Maurizio Pollini, da oltre mezzo secolo grande amico di Abbado. Un sodalizio inscalfibile, nell' ambiente una rarità. «A unirci non è solo la musica - spiega il maestro -. Con Maurizio i legami sono tanti: un grandissimo rispetto reciproco, stessa concezione della cultura, stesso senso morale. E il gusto della ricerca, l' inquietudine di chi non si accontenta mai». Prova ne è il Quarto Concerto per pianoforte di Beethoven che ieri sera ha visto i due protagonisti di una serata destinata a entrare tra le gemme del Festival. Caposaldo della letteratura pianistica, il Quarto è stato frequentato mille volte da Pollini e Abbado insieme. Ma ieri, per strane alchimie affettivo-musicali da loro innescate, è riuscito a lasciare senza fiato il pubblico arrivato qui da tutto il mondo. «La sintonia tra noi è tale che durante le prove abbiamo avuto le stesse intuizioni senza neanche bisogno di spiegarci», racconta Abbado. Eppure vita e impegni tengono spesso lontani i due amici. «Quando c' è questo tipo di intesa poco conta - ribadisce. Per me è così con Maurizio, è stato così con Tarkovski, con Crepax, con Serkin. Ci vedevamo ogni tanto, ma era sempre come se ci fossimo lasciati il giorno prima». Ieri la gioia dell' incontro è stata coronata dall' accoglienza trionfale della sala. Applausi inarrestabili anche al termine della seconda parte, per l' esecuzione di straordinaria trasparenza e intensità della Quinta di Mahler, che ha confermato le eccelse qualità della nuova Orchestra, facendo tributare al maestro una standing ovation. Star del Festival 2004, Pollini sarà di scena altre due volte, il 13 settembre con Chopin e Debussy, il 17 diretto da Boulez, con Schoenberg e Harrison Birtwistle, il compositore britannico contemporaneo cui il Festival rende omaggio. Dal 21 al 28 agosto, il pianista terrà una master class per sei giovani talenti internazionali (due italiani, Mario Francini e Alberto Nosè) sul repertorio del XX e XXI secolo, dalla Scuola di Vienna a Boulez e Stockhausen. «Ho accettato perché la musica contemporanea è poco eseguita e sostenuta - spiega Pollini -. La relativa mancanza di entusiasmo del pubblico e ancor più delle istituzioni culturali fa sì che continui a essere trascurata. All' epoca di Beethoven, le sue composizioni erano regolarmente eseguite. Oggi invece, per la prima volta nella storia, non si ascolta più la musica del momento ma quella di 200 anni prima». Il fatto è, spiega, che «nell' ultimo secolo il linguaggio musicale ha avuto un' evoluzione così rapida da spiazzare le abitudini del gusto. Se non vogliamo che resti un patrimonio per pochi, bisogna creare nuove occasioni d' approccio». Ad affiancare il lavoro di Pollini lo stesso Boulez, direttore artistico della nuova Accademia del Festival, nata per avvicinare al repertorio contemporaneo i giovani musicisti. A far da cornice a tante iniziative rivolte al futuro, il Festival 2004 ha scelto come tema una parola urgente e difficile come «Libertà». «Parola purtroppo abusata - commenta amaro Abbado -. Nel suo nome si compiono delitti e misfatti, la si usa quando fa comodo per far prevalere le ragioni del più forte. Così è stato in Terra Santa durante le Crociate, così per gli Inca e i Maya. E oggi, sempre nel suo nome, avviene la stessa cosa in Iraq. Dove una civiltà "superiore" va a "liberare" qualcuno che non lo chiede, e lo fa con assoluta prepotenza e ignoranza delle ragioni e della cultura dell' altro». Ma la musica può farsi davvero portatrice di libertà e di pace? «Ne sono convinto. L' esempio di Barenboim che va a dirigere in Israele un' orchestra composta da palestinesi e israeliani dimostra che la musica può varcare confini apparentemente inaccessibili e aprire strade inattese». Giuseppina Manin Un sodalizio che dura da 50 anni Qui accanto, il pianista Maurizio Pollini; a destra, il direttore Claudio Abbado