NELLA STAMPA Corriere dell'Alto Adige Claudio Abbado e Daniel Harding in Aix en Provence (1998) Vedere anche l'intervista fatta nel 2000 da Carla Moreni
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Harding: La natura di Dobbiaco. Ecco le vere melodie d Mahler Il maestro alla guida della Chamber Orchestra elogia la Pusteria A completare la presenza in Alto Adige delle orchestre giovanili create da Claudio Abbado occasione d’ascolto più unica che rara stasera ci pensa la Mahler Chamber che è composta da elementi anche della Gmjo, ospite in questi giorni delle “Settimane musicali mahleriane” di Dobbiaco, e protagonista di un concerto che presenta un programma ambizioso e alquanto suggestivo. Sul podio l’enfant prodige Daniel Harding, direttore di soli 29 anni, astro nascente della nuova generazione di conduttori. Assistente di Abbado, dirige la Mahler Chamber, in qualità di direttore ospite principale. Un giovane talento che ha tutte le carte in regola per proseguire il percorso interpretativo seguito da Abbado, Buolez, Harnoncourt. Partire dalla ricerca del testo, studiato e rispiegato al pubblico di oggi. Ogni sua interpretazione è sempre nuova ed originale. Stasera tocca alla “Sinfonia n.1 op. 9 di Schönberg e i “Das Lied von der Erde” di Mahler, già ascoltati a Bolzano in aprile con Abbado e la Gmjo. Anche in questa occasione, Harding avrà al suo fianco la mezzosoprano Anna Larsson e il tenore Kim Begley. Il concerto sarà replicato il 15 agosto nell’ambito del “Lucerna festival” dove lo stesso Abbado ha fondato la nuova orchestra. La Rai effettuerà la registrazione del concerto che andrà in onda in differita.E in questi giorni sono presenti in Alto adige anche grandi fotografi che seguono la tournée delle orchestre giovanili abbadiane per poter fare nel 2005 a Bruxelles una grande mostra su “Bolzano città residente” di questi gruppi. La Mahler Chamber ha residenza stabile a Ferrara e la scelta del repertorio e dei direttori viene scelta da “Ferrara Musica”. Reduce dal successo di questa’anno con il “Così fan Tutte” diretto da Abbado, è stata protagonista alcuni giorni fa ad Aix-en-Provence dove ha messo in scena la Traviata di Verdi, diretta dallo stesso Harding. Stasera l’attenzione è puntata tutta su due padri della musica contemporanea: Schönberg e Mahler. Nell’intervallo della prova generale ha accettato di rispondere alle nostre domande, in esclusiva per il Corriere dell’Alto Adige. Suonare a Dobbiaco cosa significa e quali caratteristiche distinguono questo festival da altri? “E’ un’esperienza unica e speciale. Portiamo il nome di Mahler che qui era di casa. Veniamo volentieri ogni anno, questo è un posto bellissimo per il paesaggio, per la tranquillità che ci permette di lavorare con tutta l’ispirazione necessaria per creare, la stessa che Mahler trovava qui dietro l’angolo. Se non capiamo quello che stiamo suonando, basta uscire un attimo ed ascoltare i rumori dell’acqua, degli uccelli di questa meravigliosa natura, della sua pace che diffonde e capiamo da dove Mahler ha tratto spunto. Proprio come nei Das Lied von der Erde”. Qual è il giudizio che Lei da alla musica che stasera dirigerà e come viene percepita dall’orchestra? “Abbiamo suonato molte volte Mahler qui a Dobbiaco, ma è la prima volta che eseguiamo una sua opera scritta proprio qui come i Das Lied von der Erde. Per noi che portiamo il nome di Mahler ci sentiamo molto legati a questo musicista e al suo grande genio universale. La Sinfonia di Schönberg invece è stata scritta per piccola orchestra ma normalmente viene orchestrata per delle grandi formazioni. Noi abbiamo scelto la versione ridotta più adatta per la Mahler Chamber”. Si parla tanto di diffondere nei giovani la cultura musicale. Quale messaggio propone a chi viene ad ascoltarvi per la prima volta? “La musica che noi suoniamo appartiene a tutti e chi viene per la prima volta si accorge che la musica di Mahler è straordinaria, universale e viene apprezzata moltissimo dai giovani perché è aperta, diretta, chiara”. La domanda è d’obbligo. A detta di molti addetti ai lavori, Lei viene considerato l’erede artistico di Abbado, il quale prova molta stima nei suo confronti. C’è qualcosa di vero? “No. Non sono l’erede artistico o come mi vogliono definire, anzi, ma è a lui che devo tutto. E’ proprio da Abbado che traggo la mia ispirazione e il Maestro è la ragione per la quale ho deciso di diventare direttore d’orchestra e intraprendere questa carriera.”.Stasera per i fortunati accorsi da tutta Italia, sarà l’ennesima prova di questo riconoscimento. Roberto Rinaldi
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