La fatica dello spettatore(1)
Guido De Bernardi
Per i concerti sinfonici e gli spettacoli d’opera vengono spese centinaia di parole scritte o parlate per raccontare la bellezza della rappresentazione, la bravura degli interpreti e così via, mentre del pubblico ci si limita a dire che è stato numeroso, attento, caloroso, che ha sottolineato con lunghi applausi il successo dello spettacolo. Ma nessuno spende una parola per rimarcare le fatiche dello spettatore in servizio permanente effettivo che al motto “non possiamo perdere questo spettacolo, dobbiamo assolutamente andare, non si può non esserci”, si sobbarca fatiche notevoli anche a costo di abbandonare la prole, se pure in tenera età, mariti o mogli, con il rischio di compromettere relazioni famigliari consolidate e spesso pure il conto corrente bancario, che facilmente va in rosso dato il costo di trasferte e biglietti. Va detto che questo spettatore da curva sud (o nord, a piacere!) inizia le sue fatiche con l’acquisto del biglietto che gli permetterà l’ingresso al tempio. Operazione non trascurabile, essendo i biglietti non reperibili facilmente, il che comporta chiamate telefoniche, e-mail, bonifici bancari, code varie e la conoscenza delle frasi “cerco biglietti” in tutte le lingue indo-europee (primeggia il “Suche Karte” austro-germanico). Raggiunto il primo obbiettivo, il nostro deve organizzare la trasferta (predilige le trasferte alle rappresentazioni locali). Voli low cost, ore di macchina e/o treno, alberghi a basso costo e ristoranti tipo fast food per il contenimento delle spese, sono una delle preoccupazioni maggiori di questa tipologia di individuo, che non si accontenta di una sola rappresentazione, ma deve assolutamente assistere anche alle repliche, che in linea di massima sono sempre meglio, come un crescendo Rossiniano (ricorrenti le frasi, rivolte ad altri individui della stessa specie, del tipo “ma come, non c’eri alla seconda, o alla terza che sia? Ah, cosa ti sei perso, è stata la migliore!”). Organizzata la trasferta, lo spettatore-tipo, raggiunge per tempo il teatro allo scopo di scambiare informazioni , nozioni e pettegolezzi con i suoi simili prima di entrare nel sacro luogo. Bisogna ammettere che in generale il nostro fan è molto dotto, conosce tutte le trame, i personaggi , l’aneddotica, le romanze, le cabalette, il ruolo dei fiati, degli archi e così via, ed essendo in generale abbastanza avanti con gli anni, nell’attesa di entrare, ha modo anche di fare la conta di chi tiene il ritmo e se ci sono defezioni improvvise. A questo punto entra trionfante col suo biglietto, mostrando in genere grande sicurezza sulla toponomastica del teatro; una parte del suo cervello è infatti totalmente occupata dalle piantine dei principali teatri europei. Si muove sicuro fuori e dentro il teatro e se all’ingresso degli artisti qualcuno dell’orchestra sembra riconoscerlo, rischia l’orgasmo sul posto. I più tecnologici con sofisticati apparecchi di registrazione opportunamente occultati carpiscono suoni e rumori per ottenere l’ennesima copia dell’ennesima opera dell’ennesima replica da archiviare con le altre centinaia come trofeo di caccia, facendo morire d’invidia i colleghi che con la tecnologia ci prendono poco ed ottenendo favori in cambio di copie pirata. Il nostro segue la rappresentazione con scrupolo e agitandosi come un ossesso alla fine, nell’atto di urlare “bravo” ai protagonisti e di applaudire il più rumorosamente possibile, non senza una buona dose di esibizionismo. Precedentemente un manipolo di costoro, tramite colletta o su suggerimento di qualcuno, si è procurato qualche chilo di fiori si direbbe spogliando il più vicino cimitero - che inizierà a lanciare sugli sventurati protagonisti con la precisione di un cecchino. A questo punto le sue fatiche sembrano finite, ed invece no, c’è la conquista del camerino. Impresa ardua che riesce solo ai più audaci e valorosi, essendo la concorrenza ferocissima. Chi conosce i meandri teatrali per raggiungere il luogo non fornirà mai neanche sotto tortura le indicazioni al collega sprovveduto e, pronto a corrompere maschere ed inservienti, si fionderà come una scheggia davanti alla porta del povero ed affaticato artista. In questo momento, pur di riuscire a raggiungerlo, è capace di mentire spacciandosi per parente, amico, consulente etc. con chi tenta di sbarragli la strada.
Se raggiunge la meta esce dal teatro con sguardo perso e sorriso ebete, come chi ha appena visto la Madonna di Lourdes e viene immediatamente circondato dagli sfortunati colleghi che quella sera non sono stati a contatto del divino artista. Cosa ti ha detto?, Ti ha salutato?, Ti ha riconosciuto? (purtroppo sì); queste sono le domande alle quali viene sottoposto e alle quali risponderà a monosillabi essendo ancora sotto l’effetto ipnotico del divin contatto. Anche questo è parte dello spettacolo solo che è fatto da chi paga invece che da chi viene pagato. Tutto finito, si va a mangiare un boccone? Certo, ma solo per essere di nuovo pronto per le prove di domani alle 10.00. E vai……….
Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir Abbado e compagnia!
Firmato: Guido, il marito della presidente, ovvero il principe consorte
P.S. Dimenticavo: c’è anche chi studia da spettatore modello, una laurea in piena regola! Non ci credete? Il cucciolo del CAI, Alessandro, sta brillantemente terminando i suoi studi per diventare lo spettatore-abbadiano migliore di tutti, dottore in ascolto del divino Claudio!