ABBADO NELLA STAMPA

Radio3
3 ottobre 2004

Claudio Abbado e Albrecht Mayer nella LFO: Fare musica insieme (Foto Marco Caselli)


Il nostro socio Ermanno Gloria ha con grande dedizione e pazienza trascritto l'intervista rilasciata da Claudio Abbado e Claire Gibault a Radio 3 lo scorso 29 settembre, all'occasione della trasmissione del concerto di Bologna del 28 settembre






















 


Presentazioni, considerazioni e interviste dalla trasmissione radiofonica del 29 settembre 2004 relativa al concerto del 28 settembre 2004 al Teatro Manzoni di Bologna con la Mahler Chamber Orchestra diretta da Claudio Abbado. Conduttori Guido Barbieri e Oreste Bossini.

Trascrizione-elaborazione di Ermanno Gloria.

Barbieri - Voi sapete forse che Bologna, ieri sera, ha fatto gran festa intorno a Claudio Abbado: lo ha accolto con grande entusiasmo e ce n’erano molti di motivi, naturalmente, perché Claudio Abbado continua in questo suo lavoro, che prosegue da tanti, tanti anni, di far nascere nuove orchestre. Ne ha fatta nascere un’altra, proprio in questi giorni, l’Orchestra Mozart, che non poteva che avere sede in Italia, a Bologna, città mozartiana, naturalmente, per eccellenza. Tra poco noi ascolteremo la musica diretta da Claudio Abbado, ma anche le sue parole, cosa che non è affatto frequente, almeno attraverso i microfoni della radio. In tutto questo è riuscito, in una “due giorni bolognese”, piuttosto animata e intensa, Oreste Bossini, in collegamento con noi, con i nostri studi di Milano.

Bossini - Per sintetizzare giornalisticamente con un titolo, direi che c’è stato un grande abbraccio con Claudio Abbado e la città di Bologna in questi due giorni: ieri sera il concerto al Teatro Manzoni, con la Mahler Chamber Orchestra e il pianista Murray Perahia, e poi questa mattina, nella Cappella Farnese, a Palazzo Accursio, c’è stata la presentazione, alla stampa, di questo progetto a cui tu accennavi prima, l’Orchestra Mozart. Progetto molto sentito, molto importante per la città, con la presenza del sindaco Sergio Cofferati e di una serie di personalità bolognesi, e soprattutto con una grande affluenza di pubblico. E’ stata una testimonianza del grado di interesse e di partecipazione della città per questo arrivo di Abbado, cosa che certamente sarà significativa anche per gli anni a venire.

Barbieri -I toni, tanto per rimanere alla lettera giornalistica delle agenzie, questa mattina e ieri, erano decisamente trionfali: infatti l’Ansa intitolava “Un trionfo, una grandissima serata che sicuramente segnerà il futuro della vita musicale a Bologna”. Sarà proprio così?

Bossini - Penso proprio di sì, perché mi pare che le premesse ci siano tutte. In sostanza, sempre per cercare di trovare un po’ una sintesi alle tante cose che sono avvenute questa mattina (tra l’altro c’è stata anche la presentazione di un libro molto particolare, un volume edito sia in una forma più economica, sia in 300 esemplari molto particolari, forniti di un cofanetto-struttura, modellato da Aldo Pomodoro, per l’occasione, dedicato a Claudio Abbado, intitolato “Caro Claudio”, volume che raccoglie una serie di testimonianze di lettere aperte al Maestro) questa doppia presentazione di questi due fatti diversi: uno il progetto dell’Orchestra Mozart, l’altro la presentazione di questo libro di testimonianze, di affetto, di riconoscenza, nei confronti di un Artista così grande, così importante, così carismatico, come Claudio Abbado, danno, credo proprio al di là dell’occasione spicciola, al di là dell’oggetto specifico, il libro, la testimonianza di un abbraccio molto affettuoso, molto intenso tra Bologna e Claudio Abbado. Direi, proprio per fare un’estrema sintesi, che si sta riproducendo, a distanza di anni, e in una città più importante, quello che è avvenuto una dozzina di anni fa a Ferrara, cioè quando è nato il ciclo del lavoro di Abbado a Ferrara; ora questo si sta riproponendo a Bologna, anche con una amplificazione e con un grado di importanza maggiore.

Barbieri - Del resto Abbado mancava da Bologna da una decina d’anni. Se non sbaglio, vi era passato con quasi tutte le sue orchestre, fra cui la London Simphony, per esempio, in un concerto che alcuni ricorderanno, con l’Orchestra del Teatro Comunale, con la Chamber Orchestra of Europe; insomma ha portato in questa città un po’ tutte le sue passioni, che sono poi quelle di lavorare insieme a musicisti, a giovani professionisti della musica per creare, ricreare ogni volta il gusto di far musica insieme, che poi è quello a cui Abbado in fondo tende sempre.

Bossini – Sì, e sempre per ricollegarci a questo tema, che tu hai già introdotto, e a tutti i temi cari a Claudio Abbado penso che sia il caso di lasciare la parola direttamente ad Abbado che così gentilmente ci ha concesso un’intervista, si può dire in esclusiva, a radio 3 e quindi ascoltiamo dalle sue parole il suo piacere, la sua felicità di ritornare in una città tanto cara a lui, alla sua storia, come Bologna.

Abbado - Ma è un piacere per me tornare in questa stupenda città, che amo moltissimo e penso che anche tutti i musicisti che suonano insieme siano felici di essere qui. C’è uno spirito particolare… una gioia di fare musica insieme con questi musicisti… speciale.

Bossini - Un nuovo progetto, l’Orchestra Mozart, questa è l’ennesima orchestra che lei fonda.

Abbado - Ma io…non fondo…(sorridendo) niente: c’è sempre un gruppo di amici, diciamo, che hanno il piacere… la gioia di far musica insieme…fanno musica da camera…poi c’è un quartetto…un ottetto…però con quello spirito, con questa gioia, si fa la musica, poi si fa Mozart…a Lucerna si fa Mahler o si fa Debussy o Wagner.

Bossini - Lo sa che nell’ultimo film di Bergman, “Sarabanda”, c’è una scena in cui una ragazza, violoncellista, si rifiuta di fare la solista perché vuol fare musica da camera, e vuol studiare con lei, vuol suonare con lei?…

Abbado - Sì, appunto è questo: cioè la gioia di fare musica insieme, di ascoltarsi e non di esporsi come solista, perché, in fondo, è giusto che le scuole devono preparare tutti a fare musica insieme, poi alcuni, molto pochi, forse uno su mille diventa Haifez o Rubinstein; invece questa mentalità, soprattutto latina, di prepararsi a diventare grande solista, allora poi svanisce, non c’è più, si perde un poco questa idea, questa gioia di far musica insieme, no?…

Bossini - E quindi, soprattutto, la capacità di ascoltarsi. Le sembra che in Italia la cultura si ascolti?

Abbado - Non direi, perché non c’è nemmeno un insegnamento per ascoltarsi a parlare…Sa che i canneti dicevano: “…ho incontrato qualcuno che mi ha ascoltato!…mi sono commosso!…” E’ bello ascoltare…è quasi più bello che parlarci, comunicare è bellissimo, ma ascoltare…E’ per questo che alle volte ci vuole anche un po’ di silenzio.

Bossini - Parliamo, a proposito che lei ci parla di silenzio, parliamo di Gesualdo, che è uno dei suoi amori.

Abbado - Beh…Gesualdo è un grandissimo compositore, di cui ogni tanto si parla, perché ha ucciso la moglie, invece non è quello il punto, è che è stato uno dei primi che ha dato espressione alla musica sui testi dei madrigali, sui testi che ha usato è riuscito a dare un’espressione fortissima, soprattutto su quello che è il dolore; sui testi che ha usato è riuscito a dare un’espressione fortissima, soprattutto su quello che è il dolore, la morte…Per ogni parola che è legata a qualcosa che fa male, ecco allora lui porta questi cromatismi, queste dissonanze, chiamate dissonanze, che in un certo punto danno espressione, se si vuole si parte dal cinquecento e si arriva a Wagner…si arriva a Mahler, alla scuola di Vienna e ad oggi. Sono dei contrasti di espressione…Questi accordi di nona, di undicesima, di tredicesima, difficili da far capire, magari…, e delle volte si dice :”Ah! Questi accordi astrusi!”, invece no, sono espressioni di dolore, e lui questo lo ha espresso molto bene.

Bossini:

E’ bello che lei dica questo, anche perché lei è un direttore d’orchestra, quindi, in teoria, non avrebbe molto a che fare con la musica di Gesualdo.

Abbado:

Io sono uno che ama la musica, che poi quando si suona “il combattimento di Tancredi e Clorinda” non è che si diriga: si concerta, si suona insieme, sono uno strumento; quando è possibile lo faccio.

Bossini:

Questo amore per Gesualdo ha anche un aspetto di progetto concreto?

Abbado:

Sì, adesso, il prossimo mese, giù in Basilicata, c’è un festival, con dei gruppi italiani, dei gruppi cubani, dove sono molto avanti con la musica barocca, con la musica del periodo. Li c’è una scuola straordinaria dove preparano a suonare viola da gamba e a cantare insieme e credo che sia questo il segreto, perché eseguire Gesualdo cantando soltanto è molto difficile per l’intonazione; secondo me, allora, avevano questo appoggio degli strumenti che loro stessi suonavano, o con liuto o con le viole da gamba, cioè con gli strumenti più leggeri, in modo di sentirsi la voce e il testo chiaramente.

Bossini:

Approfitto della sua risposta per un altro tema: Cuba e i progetti legati a Cuba.

Abbado - C’è un progetto fantastico legato a questo progetto che esiste già da anni. C’è un vecchio amico a Breu, fra l’altro lui è in Venezuela che da un po’ di anni lavora, pensate: ha tirato su 125.000 giovani delle favelas, ragazzi morti di fame, insomma che non avevano niente, ed è riuscito a formare delle orchestre di questi ragazzi, che quando li ho sentiti a Caracas, quattro o cinque anni fa, li ho invitati subito a Berlino. Con l’insegnamento di un patronato berlinese vengono scelti i migliori; hanno già fatto un concerto con Simon Ratte e anni fa con Sinopoli. Ancora i migliori del Venezuela, assieme a quelli di Cuba, dove c’è un entusiasmo, anche lì, grande povertà, ma c’è la felicità di fare musica, la felicità di potersi esprimere…c’è là una grande cultura.

Bossini - Volevo riportarla ad un tema più di attualità: nei giorni scorsi lei ha fatto una polemica pubblica a proposito della televisione Arte e la piattaforma Sky. C’è stato anche qualche seguito politico. Lei è soddisfatto delle acque che ha smosso, oppure le sembra che è ancora poco?

Abbado - Ma certamente! Non è una cosa politica! Forse alcuni non hanno capito, o non vogliono capire; ne faccio una questione di principio: che tutti i cittadini hanno il diritto a scegliere! Non si può censurare qualcosa, poi uno ama vedere le cose di musica pop o con le “veline”…si sceglie quello che vuole, ma uno ha il diritto di scegliere, è questo a cui non si è risposto giustamente, perché poi si possono girare le cose come si vogliono, come stanno facendo. Sarebbe come se dicessi: “ogni cittadino ha il diritto di respirare l’aria pulita, l’aria non inquinata” e ti rispondono: “ah, ma noi vi diamo l’aria, l’aria che viene dal petrolio, e per di più pagate per questo!”. Non si sa che questa “Arte” (il canale televisivo franco-tedesco) è data senza pubblicità, pagata dal governo francese e tedesco e tutti gli stati della Comunità Europea partecipano, tranne l’Italia. Allora uno incomincia a pensare che forse c’è qualche altra ragione: si chiama… “censura”… Va bene?! Credo che ognuno abbia il diritto di sapere, di conoscere le notizie e non una scelta di documentari, di serate che vogliono loro. Ognuno ha diritto di scegliere, di sentire, quello che succede nel mondo, visto da tutte le parti e non soltanto in un certo modo.

Fine dell’intervista.

Barbieri:

Beh…insomma, la parola che ha pronunciato Claudio Abbado con molta nettezza, con una pausa prima e una pausa dopo, vuol dire che era una parola sulla quale ha molto riflettuto: è proprio “censura”. In maniera così diretta non gliel’avevo mai sentito dire neanche nelle interviste giornalistiche, sembravano perifrasi un pochino più lente intorno all’argomento. Qui, invece è andato diritto a questa parola. Mi sembra una parola su cui riflettere.

Bossini - Naturalmente, poi ci sarà anche spazio per dibattere forse, ma credo che adesso sia anche il momento di andare a sentire invece quello che è stato il concerto di ieri sera.

Barbieri - Quasi, quasi dispiace un po’ passare dalle parole di Abbado alla sua musica. Adesso non sembri un’esagerazione un po’ blasfema addirittura, ma siamo così poco abituati a sentirlo parlare…Io ho riscoperto anche questa sua voce così timbrata, così calma, così sicura, così grande, anche, nei centri, una voce molto persuasiva, un po’ cullante.

Segue, dopo la presentazione, l’ouverture dalle “Nozze di Figaro” di Mozart.

Barbieri - La precisione, dunque, la leggerezza di accenti al tempo stesso dell’ouverture. Tu, Oreste Bossini, tu che c’eri avevi questa fortuna!

Bossini - Veramente è stata una fortuna, perché, devo dire, che il concerto è stato strepitoso: ma insomma, io credo che non sia il caso di dilungarci adesso. Penso che questo minuscolo assaggio, questo aperitivo, abbia messo la voglia di ascoltare musica di così alto livello e quello che ascolteremo ora è uno dei concerti più belli di Mozart, il concerto in do maggiore k467 con un grande solista mozartiano come Murray Perahia, e quindi penso veramente che ci sia soltanto da goderne all’ascolto.

Segue concerto.

Barbieri - E questi applausi venivano da una bella festa, che si è svolta ieri sera al Teatro Manzoni di Bologna che ha accolto, con grande entusiasmo, c’era da prevederlo, il ritorno, dopo una decina d’anni, di Claudio Abbado. Stiamo seguendo questo concerto assieme ad Oreste Bossini, che era li, ieri sera, e dunque ci potrà dire quale era l’atmosfera, alla fine di questo concerto.

Bossini – Ma, guarda: naturalmente il pubblico ha chiesto, ti puoi immaginare quanto a lungo un altro pezzo da Perahia, che ad un certo punto sembrava stesse per concederlo, poi invece è sparito; sono usciti tutti ed è incominciato l’intervallo.

Segue intervista di Oreste Bossini a Murray Perahia, dove il solista espone le sue tesi di interprete al riguardo del concerto di Mozart appena eseguito, interessante ma un po’ accademico. Vale comunque la pena di riprenderla ad un certo punto.

Bossini:

L’altra domanda invece riguardava una cosa che avevo notato in prova: avevo visto che più volte si era fermato per chiedere alcune cose, soprattutto ai fiati, al flauto e all’oboe, ero curioso di sapere che cosa richiedeva a questi strumenti.

Segue risposta in inglese di M.Perahia.

Bossini - Lui ha un po’ glissato, nel senso che non ricordava esattamente che cosa avesse richiesto, però, siccome ha diretto molto spesso anche come solista questo concerto, probabilmente c’era qualcosa che non lo convinceva del tutto e quindi era una richiesta che riguardava qualche sua preferenza particolare. Allora a quel punto veniva naturale insistere un po’ sul tema e chiedergli qual è il rapporto, oppure quali sono le differenze che lui trova tra il suonare questi brani dirigendo anche l’orchestra e invece suonare solamente nella veste di solista.

Segue risposta.

Bossini - Naturalmente dice che è molto bello, è molto gratificante suonare questa musica con un altro musicista, specie se c’è un grande musicista come Abbado, perché ti dà delle prospettive differenti e quindi entrambe le dimensioni, entrambe le situazioni hanno i loro vantaggi, in particolare quando suono e dirigo allo stesso tempo è un po’ come fare musica da camera, cioè quel tipo di libertà, quell’immediatezza di comunicare attraverso la musica tra musicisti, tra strumentisti che naturalmente lo rende qualche cosa di speciale, di un po’ particolare.

Barbieri - E certo, mi sono divertito, divertito sul serio, non per fare l’analista delle esecuzioni, che è un mestiere molto noioso in genere, però ho riascoltato questo concerto e in effetti un po’ di cose diverse, rispetto all’esecuzione di questa sera, ci sono. E’ ovvio che sia così, in particolare il gesto di Abbado si sente, secondo me, nell’andante, che nell’esecuzione di questa sera ha perduto, come sempre in Abbado, qualsiasi accento di sentimentalismo, qualsiasi svenevolezza un po’ zuccherosa, che a volte c’è in questo andante. Inutile negarlo, c’è sempre un controllo ritmico molto preciso che impedisce cedimenti da questo punto di vista, e poi la secchezza, quasi il gesto un po’ nervoso del dialogo fra pianoforte e orchestra nell’ultimo movimento, anche una certa cattiveria, come di incedere che si è sentita nel gesto di Abbado, che invece manca completamente nell’esecuzione di Perahia con se stesso, anche se ha una individualità stilistica indubitabile, però a contatto con un altro musicista, beh…si cambia, si cambia…eccome!

Bossini:

Sì, certo si cambia e poi si creano anche delle alchimie, delle affinità o delle disaffinità elettive, insomma, che sono altrettanto interessanti di quanto, certe volte, non siano le affinità, e questa tensione mi pare che si sentisse tra due approcci, anche un po’ diversi, a questa musica, però che ha reso anche la cosa molto viva, molto eccitante, molto elettrizzante.

A questo punto Barbieri citava qualche disavventura che aveva tenuto lontano dal pianoforte Perahaia, per cui necessariamente ora il suo nuovo approccio allo strumento era diverso.

Viene spontaneo, ora, per chi scrive, che pure era presente alle prove e al concerto a Bologna, di fare qualche personale considerazione all’esecuzione di questo concerto K467 di Mozart. Claudio Abbado possiede quel democratico pregio-difetto di non imporre mai la sua volontà ai solisti, sia strumentisti che cantanti: quando a questi artisti, al di là delle loro pur eccelse doti, manca la facoltà di comprendere come Abbado sappia inventare nella musica quella certa filologia della fantasia, si avverte quella sgradevole mancanza, ahinoi!, di unitarietà che compone la sintonia dell’ interpretazione.

Bossini - Certo, una pagina importante in sé, ma importante anche, soprattutto, nel percorso di Claudio Abbado, perché quando si parla delle sinfonie di Beethoven, si parla di un autore di un ciclo di opere che Abbado ha rivisitato più volte nel corso della sua carriera ed è assolutamente sorprendente come sia stato capace di far maturare nel tempo delle prospettive sempre nuove, sempre diverse, e soprattutto molteplici, che ogni volta che tu ascolti una sinfonia di Beethoven eseguita da Abbado, trovi, e mi ripeto, delle cose nuove, diverse, soprattutto una grande vitalità, questa è la cosa che colpisce moltissimo!

Segue prima sinfonia di Beethoven.

Barbieri: - Assolutamente sempre irresistibile la coda della sinfonia n.1 di Beethoven, con questi accenti che ricordano, chissà perché, abbastanza da vicino, la Leonora 3, ma Claudio Abbado l’ha resa ancora più irresistibile, bloccando, quasi gelando, le battute di adagio, che ricapitolavano quelle che hanno aperto il finale e, allungando forse la pausa un po’ di più di quanto sia scritto, almeno questa è l’impressione, creava un contrasto assolutamente teatrale, proprio tra l’adagio e l’allegro di questo ultimo movimento. Questi applausi che avete sentito, in realtà, devono essere durati molto, moltissimo, quasi un quarto d’ora, dicono le notizie di agenzia, vero, Oreste?

Bossini - Eh…adesso non so, perché non ho guardato l’orologio: può darsi benissimo un quarto d’ora, comunque quello che è successo alla fine lo si può bene immaginare, con le tante, tante chiamate. Poi c’è stato il consueto lancio di fiori dai palchi, sopra il palcoscenico, sempre ben coordinati dalla regia degli abbadiani itineranti, che fanno sempre questo spettacolo nello spettacolo e quindi è una grandissima emozione, una grandissima partecipazione da parte del pubblico; d’altra parte come poteva essere altrimenti dopo quello che abbiamo sentito: una sinfonia suonata con questa facilità, leggerezza, voglia soprattutto di fare musica, voglia di suonare; questa era la cosa che balza subito alle orecchie, se mi passi questa espressione, un po’ pacchiana, perché penso che sia questo alla fine il segreto di questa estrema freschezza dell’interpretazione di Claudio Abbado. Il fatto che lui suona musica che ha oltre duecento anni, però con questa capacità di non ingessare, di non bloccare quello che sta avvenendo in una storia già raccontata cento e cento volte; ha questa grazia di rendere una cosa antica un fenomeno che invece appartiene completamente ai giorni nostri. Questa è una cosa strabiliante.

Barbieri -Infatti si potrebbero citare mille esempi, ma ce n’è uno in particolare, sul quale possiamo anche richiamare l’attenzione degli ascoltatori: l’attacco del minuetto, che è un tema apparentemente molto disadorno, semplice, che Abbado sempre, e lo ha fatto anche questa sera, in modo più accentuato, lo interpreta con grande impazienza, sembra quasi di aver voglia di divorare quel finale semplice per farlo diventare qualche cosa di febbrile, di terribilmente ansioso: è una cosa curiosa questa.

Bossini - E qui cogli un particolare, secondo me, fondamentale del modo di dirigere di oggi di Abbado, che ha questa energia mentale, direi, più che fisica, laddove la maggior parte dei direttori d’orchestra affascinano e catturano anche l’attenzione per grande energia fisica, che trasmettono, che comunicano. Abbado, con pochissimo, ormai i gesti sono molto misurati: non c’è un dispendio energetico in termini fisici da parte sua, ma c’è questa incredibile capacità di comunicare un’energia mentale; tutto quello che lui desidera, vuole, del far musica, si traduce in gesti concreti, e quella transizione che anche tu citavi prima, tra l’adagio e l’allegro molto vivace,

che chiude la sinfonia, nell’ultimo movimento, al di là della difficoltà, di quel momento per il direttore d’orchestra, è stato veramente incredibile come lui sia riuscito a fare, il portare sulla stessa lunghezza d’onda una quarantina di persone che in quel momento devono suonare quel briciolo di ritardando e quel diminuendo che serve poi per la transizione al movimento veloce.

Barbieri - E già quello è un momento cameristico di musica insieme.

Bossini - Assolutamente, come se fosse un quartetto!

Barbieri - Esattamente! Quarto d’ora o no di applausi, comunque il pubblico è riuscito a strappare un bis.

Bossini - Sì, e che bis: lo Scherzo dal “Sogno di una notte di mezza estate” di Mendelssohn e l’ascoltiamo subito.

Segue l’esecuzione dello Scherzo.

Barbieri - E..beh!!!, quando si dice “Elfenmusik”, musica degli Elfi e delle fate, anche se queste fate e questi elfi sembravano un po’ ansiosi, un po’ inquieti, quasi una pulsazione erotica li attraversasse da cima a fondo. Giustamente si udiva un “brava” diretto a Chiara Tonelli, primo flauto, molto impegnata in questo pezzo.

Bossini - Ah guarda! Giù il cappello ad una fata, veramente, perché questo assolo di flauto è stato impressionante: era già perfetto alla mattina in prova. Chiara Tonelli è stata fatta alzare da Abbado, perché era giusto, ma io accomunerei tutta l’orchestra in questo ringraziamento, in questa commozione del pubblico: è stato naturalmente un attimo magico! Dicevo che già in prova era un’esecuzione, si vorrebbe dire, perfetta! Di una brillantezza, di uno spirito…ma con l’eccitazione di tutto un concerto alle spalle e degli applausi del pubblico, del calore della sala, questi ragazzi hanno preso proprio l’abbrivio e si sono scatenati: è partito questo scherzo con una rapidità, una velocità ancora maggiore della prova generale. E’ stato veramente un momento, direi, sintetico, riassuntivo, proprio di una serata assolutamente strepitosa!

Barbieri:

E tra qualche tempo, a Ferrara, tutto questo ritornerà a vivere, perché sappiamo che “Ferrara Musica” aprirà la stagione proprio con le musiche di scena del “Sogno di una notte di mezza estate”di Mendelssohn.

Siccome facciamo fatica a separarci da questo concerto della serata di ieri, anche se non abbiamo più musica da far ascoltare, noi abbiamo ancora qualche voce.

Bossini - Sì, abbiamo ancora qualche cosa da ascoltare, innanzitutto io direi di ripartire da dove ci siamo fermati prima del concerto, cioè da Abbado, che questa mattina ha presentato il progetto dell’Orchestra Mozart, in conferenza stampa, e poi è stata l’occasione per tutta una serie di omaggi. Le persone che hanno parlato sono state tante. E’ durato a lungo: hanno detto cose belle e direi con un tono che non sempre si trova in una conferenza stampa, che per certi versi sono anche un po’ noiose con discorsi istituzionali, invece questa mattina tutti gli interventi avevano un tocco molto personale, molto convinto, come di chi sta per iniziare una grande avventura. Anche il presidente della nuova Orchestra Mozart, Fabio Roversi Monaco, che è anche il presidente delle Casse di Risparmio dell’Emilia o di Bologna (ora francamente non ricordo) che comunque è il fondatore, (devo dire che i rapporti fra istituzioni culturali e il mondo della finanza, dell’economia, dell’industria, insomma, chi mette i soldi, le risorse per poter realizzare le cose spesso hanno un tono così un po’ fiacco, rapporti formali) ha fatto un discorso molto giusto nella correttezza dei rapporti. Un’occasione importante per Bologna: si vede che anche la società civile partecipa a questo progetto con una convinzione particolare. E poi Carlo Badini, che è vice-presidente, che si è inventato il progetto, e via, via tutti gli altri, Cofferati, ecc.La testimonianza di Courir, che è stata molto appassionata, come è nel carattere dell’uomo. Quindi è stata veramente una grande testimonianza di affetto, di amore, di ringraziamento, di solidarietà, di amicizia, insomma tante cose profondamente umane e Claudio Abbado, alla fine della conferenza, l’ultima cosa detta è stata sua, ed è stato un ringraziamento a tutte le persone che hanno parlato, al pubblico che era presente in sala, la sera del concerto, e a quella che era presente questa mattina al Palazzo Accursio per la conferenza stampa. Vorrei farvi sentire queste parole di Claudio Abbado.

“Ma io spero soltanto di essere poi all’altezza di tutto quello che voi dite e credete che io possa fare o che faccio. Io, in verità, credo di essere più semplice di quello che voi scrivete o dite, perché in fondo, quello che mi spinge è questo amore per la musica, per la vita, per i figli, per tutto quello che ho di bello, perché sono un essere fortunato, perché anche nei momenti più difficili cerco sempre di trovare il lato positivo, il lato costruttivo ed è questo che anche, forse, mi ha salvato, mi ha aiutato, per cui vi ringrazio tutti, perché questo vostro affetto, queste manifestazioni mi aiutano, mi hanno aiutato in tanti momenti e sicuramente anche per il futuro.”

Bossini - Ecco, questo è un lato forse un po’ segreto di Claudio Abbado.

Barbieri - Aveva degli accenti commossi nella sua voce abbastanza inequivocabili.

Bossini:Abbiamo parlato a lungo di questo progetto dell’Orchestra Mozart, però l’abbiamo per necessità di trasmissione, messo in secondo piano, mentre questo è il progetto forte che sta prendendo corpo e il concerto di ieri sera è servito a passare il testimone, se vogliamo, da un’esperienza all’altra.

Due esperienze che però proseguiranno, perché la Mahler Chamber Orchestra continua il suo lavoro, la sua residenza a Ferrara; l’orchestra Mozart è un’orchestra che sintetizza tutte le esperienze che Claudio Abbado è andato facendo in questi anni, con queste formazioni orchestrali, che lui dice di non inventare, di non fondare, però, in realtà, fonda e inventa veramente, nel senso che mette insieme i criteri da una parte dell’orchestra di Lucerna, cioè questo grande progetto di orchestra, però fondato attorno a delle grandi figure carismatiche di solisti strumentali, che vengono a far musica insieme e si fondono insieme in un’orchestra, dall’altra il desiderio di formare dei giovani, dall’altra il desiderio di procedere con un lavoro concentrato in alcune zone temporali dell’anno e quindi che sia produttivo soprattutto per dei progetti, che abbia la possibilità di respirare assieme, a poco a poco, formando, crescendo, e facendo un percorso musicale e umano assieme. Quindi la sintesi, un po’ di tutte queste esperienze è questa Orchestra Mozart, che ha varie caratteristiche, però vorrei che fosse Claire Gibault, che è il direttore musicale, che assiste Claudio Abbado nella formazione e ha assistito anche nella scelta, nella selezione dei musicisti a specificare quale sia il carattere di questa nuova formazione, che nasce. Immediatamente dopo, però, legata all’intervista di Claire Gibault, ascolteremo anche l’intervista a Sergio Cofferati, che è sindaco di Bologna e che, quindi è il referente politico-istituzionale di questo progetto.

Quindi partiamo da C.Gibault e le abbiamo chiesto quale sarà il carattere di questa nuova orchestra.

Gibault - (ho apportato qualche adattamento in quanto C.Gibault, non essendo italiana, non ha una corretta forma di esposizione)

Soprattutto un amore e una conoscenza dello stile barocco, della maniera di suonare Mozart, per gli archi di essere capaci di adeguarsi agli stili normale o classico o barocco, di non troppo vibrare e soprattutto l’intonazione, la conoscenza delle articolazioni e un amore per questa musica.

Bossini - Avete preso anche dei docenti di strumento?

Gibault - Le spalle sono tutti professionisti di alto livello, questo forma un terzo dell’orchestra, un altro terzo è fatto di musicisti della Mahler Chamber O., pure di alto livello; l’altro terzo è composto da giovani musicisti che ho selezionato.

Bossini - Come è strutturato invece il lavoro?

Gibault - Si sta elaborando. Già per cominciare abbiamo 4 sessioni di 3 settimane: una consacrata con un direttore d’orchestra, Claudio, ma anche altri direttori e settimane di musica da camera, anche per abituare questi esecutori ad ascoltarsi e a suonare insieme, a scoprire un suono e a creare una convivialità. Non si suonerà solo musica di Mozart, ma anche musica contemporanea; ma c’è tanto da fare per creare un’orchestra, almeno per due anni, ma il mio lavoro è stato di ascoltarli, di vedere ciò che non è visibile, di indovinare, di scegliere le promesse che hanno all’interno: è sempre difficile. Dico che è molto facile trovare i grandi maestri meravigliosi, ma di fare emergere nuovi talenti è una cosa molto più difficile.

Bossini: Sergio Cofferati, devo dire che per una persona, che come lei, ama la musica, penso che iniziare il suo primo mandato di Sindaco di Bologna, con l’arrivo di Abbado in città, sia un fatto molto eccitante.

Cofferati – Sì, vivevo a Milano quando Claudio lasciò la Scala. Ho contribuito, in modestissima parte, a creare le condizioni perché Claudio potesse ritornare in Italia, a Ferrara, ma non mi sarei mai aspettato di poterlo avere, da sindaco, a Bologna, ed è molto bello, soprattutto per le bolognesi e i bolognesi.

Bossini – Vogliamo un po’ parlare di questo progetto, che mi pare sulla carta, molto impegnativo, della creazione di una nuova orchestra per una città come Bologna, può significare anche molto dal punto di vista culturale. Come intendete gestire questo progetto?

Cofferati – Il progetto è molto affascinante. Offre delle possibilità alla città che andranno colte al meglio. Ci sarà un problema di organizzazione adeguatamente la presenza dell’orchestra e di mettere in sintonia il suo ruolo e la sua attività futura con le altre istituzioni musicali, però avere un’orchestra di giovani e avere Claudio Abbado a Bologna è un grandissimo regalo; avere problemi di questa natura, io credo che Bologna debba fondare molto del suo futuro sulla cultura e dunque la musica è un pilastro, un fondamento, non soltanto della storia di Bologna, ma potenzialmente del suo presente e del suo futuro.

Bossini – Lei, come Sindaco, potrebbe cercare di favorire anche la possibilità che Abbado diriga un’opera al Comunale?

Cofferati – Sì, mi piacerebbe molto avere la disponibilità di Abbado. Abbiamo incominciato, sia pure genericamente a parlarne; in co-produzione con altri teatri della Regione, penso, i luoghi dove Claudio ha lavorato e continua, come a Ferrara o come a Reggio Emilia, per poter fare insieme, almeno una produzione all’anno. Ne riparleremo. Abbado ha portato per lungo tempo le sue produzioni salisburghesi a Ferrara,se si ricreassero delle condizioni per fare, in una parte della Regione, iniziative che possono assomigliare a quel passato, io ne sarei particolarmente felice, anche perché credo che l’ Abbado di oggi abbia raggiunto un livello di maturità artistica altissimo e abbia anche più tempo a disposizione, per scelta, di dedicare anche all’opera e non soltanto al repertorio sinfonico, e qualche rilettura di Abbado dei suoi vecchi lavori potrebbe essere di grandissimo fascino.

Bossini – Parliamo ancora di Regione Emilia-Romagna di cui Bologna ovviamente è capoluogo. E’ una regione molto ricca di risorse per lo spettacolo, per la cultura, poi la musica, anche, e in particolare ci sono molte iniziative. Ecco, questa ricchezza, questa pluralità di iniziative potrebbe essere giocata, in un certo senso, in modo competitivo, quindi, per aumentare la spinta di ciascuno di produrre, o lei preferirebbe forse cercare di armonizzare un po’ di più, di concertare un po’ di più?

Cofferati – Bisogna trovare un giusto equilibrio, perché la competizione tra Istituzioni è cosa buona: stimola la qualità, se viene mantenuta però in un ambito definito, e se non diventa, invece, aspra. E’ sempre meglio concertare. Le due cose non sono, poi, necessariamente in alternativa. Abbiamo grandissime risorse: orchestre, cultura, patrimonio culturale e anche una domanda culturale molto consistente, soprattutto nei giovani, contrariamente a quello che molti sono indotti a pensare; i giovani hanno voglia di musica, di musica classica, hanno voglia di andare nei teatri d’opera. Si tratta di offrire loro le condizioni, le possibilità per poterlo fare. Dunque una regione che ha tante presenze eccellenti, come l’Emilia-Romagna, deve essere in grado di mettere queste presenze e queste altissime professionalità in sintonia tra di loro.

Fine intervista.

Bossini – Sergio Cofferati! Chissà che in una prossima vita abbia anche l’intenzione di fare il Direttore Artistico, perché, da come parla, in effetti, sembra un po’…

Barbieri – Parla già come Direttore Artistico, Direttore Artistico della città, come nelle città tedesche, che hanno il Direttore Artistico Generale.

Bossini – E con delle idee abbastanza ben chiare! Ora vale la pena di ricordare che il primo concerto dell’Orchestra Mozart sarà per il 4 di Novembre.

Seguono i ringraziamenti ai tecnici della radio e i saluti agli ascoltatori.












































































































































































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