Al via una scommessa fondata sull’entusiasmo Funziona tutto benché il taglio interpretativo offra un suono inquieto, più «vivo» che perfetto
BOLOGNA - Meglio un'orchestra in più che una in meno, è ovvio. Ma in qualche salotto si mormora che sarebbe preferibile sostenere le orchestre che ci sono - alcune delle quali in serie difficoltà economiche e artistiche - prima di fondarne di nuove. Non è osservazione del tutto infondata, ma sa di moralismo. Meglio gioire, ora. E alle difficoltà si penserà in un altro momento. Ad Abbado poi le scommesse piacciono. Le ha sempre vinte e non si vede come non debba vincere anche questa. Oltre a tutto si fonda, la «scommessa», su presupposti più che solidi. Non c'è solo l'entusiasmo del debutto, che pure è palpabile e contagioso: gli oltre cinquanta ragazzi che formano l'Orchestra Mozart dimostrano di avere qualità importanti e fanno pensare positivo anche in prospettiva, quando cioè d'entusiasmo ve ne sarà forse un po' meno e il gruppo dovrà dimostrare, non una ma due volte, di che pasta è fatto. Tirare fuori il meglio dai propri «interlocutori», comunque, è virtù che ad Abbado non manca di certo. E lo si percepisce non solo nel trascinante Egmont beethoveniano con cui inizia la serata - energia pura - e nella Sinfonia Haffner che lo conclude ma anche nei Concerti , laddove conta l'equilibrio e l'intesa tra solisti e gruppo. E funziona tutto a meraviglia, Viene tutto facile e naturale, benché il taglio interpretativo non vada nella direzione apollinea di un suono scultoreo, nitido e profilato, ma in quella della nervatura inquieta: forse imperfetta ma viva. E chiaramente ciò emerge in particolare nel drammatico eppure tenerissimo Concerto per pianoforte in re minore - l'apice della serata - eseguendo il quale Abbado trova un complice ideale nel solista Till Fellner. L'acustica fin troppo «presente» del Teatro Manzoni enfatizza peraltro tutto ciò. Piacevole, piena di gusto è inoltre la Sinfonia concertante per violino, viola e orchestra KV364, i cui solisti sono Giuliano Carmignola (a dire il vero non nella sua serata migliore) e Danusha Waskiewicz, che esibisce un suono profondo, scuro e cantabile che è un piacere. Alla fine è un orgia di bis: 40 minuti, ancora tutti mozartiani, che danno modo di primeggiare ad alcune delle prime parti della neonata formazione. Sui leggii sono infatti frammenti dai Concerti per flauto, per corno, per clarinetto e per violino: di Mozart, ovviamente.