ABBADO NELLA STAMPA La Repubblica Claudio Abbado
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Una formazione che "salva" i giovani dei quartieri poveri HELMUT FAILONI ha seguito la tournée di Claudio Abbado in America Latina, assieme al regista Francesco Merini, con l´incarico di realizzare un documentario sul viaggio helmut failoni CARACAS - Edricson ha le mani molto grandi, un po´ sproporzionate rispetto al resto del corpo, il sorriso di un bambino cresciuto troppo in fretta, due occhi vivaci che non ti mollano nemmeno un attimo, e l´andatura dondolante di un personaggio schizzato fuori da un fumetto. E´ nato e cresciuto in un barrio di Caracas, in una delle tante zone povere e malfamate di una città fra le più pericolose al mondo. E´ cresciuto per strada, come del resto tanti suoi coetanei, ma alla fine ce l´ha fatta: lo ha "salvato" la musica. Oggi, Edricson Ruiz, a soli diciannove anni, è il primo contrabbasso dei Berliner Philharmoniker, e sogna di poter portare, un giorno o l´altro, la sua fidanzata Marta a Berlino, per farle studiare architettura. Quella di Edricson, è una delle tante storie di ragazzi e di ragazze, che da queste parti sono stati letteralmente salvati dalla musica. Ragazzi e ragazze, molti di loro fior di musicisti, che dal 10 gennaio, sotto la guida di Claudio Abbado, hanno provato e riprovato un programma che comprende la «Quinta Sinfonia» di Gustav Mahler e «La Mer» di Claude Debussy. Dodici giorni di prove per la messa a punto di un´orchestra gigantesca, che ha esordito in prima mondiale il 22 e il 23 gennaio al Teatro Teresa Carreno di Caracas, per poi proseguire con un altro doppio concerto (25 e 26) al Teatro Amedeo Roldan de L´Havana, a Cuba. Noi abbiamo assistito alla creazione, giorno dopo giorno, di questa meravigliosa Orquesta de Jovenes Latinoamericanos, un´orchestra multiculturale e multirazziale: sono in 285, tutti fra i 15 e i 24 anni, e provengono, oltre che dal Venezuela (90 di loro fanno parte dell´orchestra giovanile Simon Bolivar, che esiste già da anni) da Ecuador, Perù, Bolivia, Colombia, Paraguay, Uruguay, Cile, Argentina, Repubblica Dominicana, Puerto Rico, Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Messico, Haiti, Cuba, Brasile, Panama, Honduras e Nicaragua. Una galleria di volti infinita e coloratissima, che sprigiona un´energia e un entusiasmo davvero contagiosi: vederli, ascoltarli, viverci praticamente a fianco la maggior parte del tempo, è un´esperienza unica. Anche Claudio Abbado è stato contagiato: sembra che tragga una forza davvero inesauribile da questi giovani. Vedere la passione, osservare l´entusiasmo di un artista che crede profondamente in quello che fa, lascia senza parole: Abbado li segue, uno a uno, parla e scherza con tutti, dimostra una pazienza zen, sfodera una memoria infallibile per quanto riguarda i singoli nomi. Il giorno che è arrivato a Caracas, è stato organizzato un concerto in suo onore con il gruppo dei "Mano Blanca" (mano bianca). E´ un gruppo misto di giovani sordomuti, che indossano guanti bianchi e fanno musica, per l´appunto, con le mani: accanto hanno un coro che canta, e loro, con una sincronia perfetta, muovono le mani con il linguaggio dei sordomuti, traducendo, letteralmente, parola per parola, il testo della canzone. Il risultato è una danza di mani bellissima: Abbado si è commosso ed è rimasto senza parole, e Alessio Allegrini, primo corno di Santa Cecilia - special guest di Abbado in questa nuova avventura - lo ha definito il concerto più intenso che abbia mai visto. In Venezuela ci sono scuole di musica per portatori di handicap, scuole di liuteria che recuperano i ragazzi dalla strada, insegnando loro ad assemblare un violino. Insomma, qui, a quasi novemila chilometri di distanza dai teatri d´opera d´Italia e d´Europa, c´è un sistema musicale, dal quale noi occidentali abbiamo soltanto da imparare. In Venezuela non si parla mai di musica soltanto dal punto di vista artistico: qui la musica è anche, e forse soprattutto, un metodo di riscatto sociale, un progetto sociale, al quale una persona in particolare ha dedicato la propria vita: il maestro Antonio Abreu. E´ un uomo di sessantacinque anni, piccolo e minuto, ricurvo, che in un clima di quasi trenta gradi indossa abiti invernali di una taglia più grande della sua e che passa la maggior parte del tempo a parlare al cellulare. Direttore d´orchestra, ex ministro della cultura, Abreu, che qui è considerato un mito vivente (è soprannominato «papa-dio»), in trent´anni di lavoro ha messo in piedi un sistema orchestrale mastodontico. In Venezuela ci sono 100 orchestre giovanili, 90 orchestre infantili, che coinvolgono un totale di 240mila giovani, ai quali ne vanno aggiunti altri 300mila, che cantano nei cori. Solo a Caracas ci sono ben 15 orchestre di questo genere. Qui è normalissimo che anche un autista di autobus sia in grado di «tocar» (suonare) uno strumento, e se poi è un «quatro» (il chitarrino a quattro corde tipico del Venezuela) o un violino questo poco importa: la musica è musica qui, senza distinzione di generi. Chiunque, se vuole, può imparare a suonare, perché lo stato mette a disposizione tutto. Gratuitamente. Insegnamenti e strumenti. E lo stato offre la stesse opportunità a tutti, indipendentemente dallo strato sociale. Dietro il nostro albergo, a due passi, inizia il barrio di San Agustin, dove nessuno ha voluto portarci a filmare: è troppo pericoloso ci hanno detto. Alla fine ci siamo andati ugualmente, accompagnati da un ragazzo dell´orchestra che vive lì: nessuno ci ha derubato, nessuno ci ha fatto niente, abbiamo incontrato soltanto gente arrabbiata col mondo, perché è poverissima. E il progetto di Claudio Abbado aiuterà proprio quella gente. «Ogni concerto - dice il maestro con la serena convinzione che lo contraddistingue da sempre - che farà questa Orchestra Giovanile Latinoamericana servirà a ricostruire una parte di un barrio. Oltre a questi concerti bisognerà organizzarne altri, e non soltanto di musica classica naturalmente, ma anche di pop. Il tutto a fini benefici. E non importa quanti concerti serviranno. Con mille concerti ricostruiremo mille case. Voglio coinvolgere anche architetti di fama mondiale e farli lavorare gratuitamente a questa ricostruzione». E, chi conosce Claudio Abbado, sa perfettamente che quando decide di fare una cosa, alla fine riesce sempre a farla.
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