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Il soggetto. «L' Europa dell' opera non ha niente a che vedere con la nostra Europa politica, sociale, economica. è la stessa fanciulla che, nel mito, vide un toro bianco, inghirlandò le sue corna di fiori, e (un gioco tira l' altro), ebbe da lui tre figli. Qui la ritroviamo tempo dopo, rapita da Asterio, re di Creta: imbarazzante subentrare al toro. Il soggetto pesca nella mitologia, in linea col neoclassicismo. è l' epoca in cui Winckelmann visita l' Italia (1755) e magnifica la bellezza classica delle forme. Salieri prende spunto da elementi mitologici per sbizzarrirsi in cabalette e arie, per divertire il pubblico, della storia si capisce poco. Ma allora l' ascolto era diverso. La Scala aveva 3600 posti, oggi coi lavori si arriva a 2030. Nella platea senza poltrone stavano il popolo e i terribili abatini, che si divertivano a tirare di tutto. I signori erano nei palchi: mangiavano e poi buttavano sotto gli scarti, e allora giù rispostacce e battibecchi. Era una festa, in cui si inseriva anche la musica. Sappiamo che la "prima" ebbe successo. Il Piermarini, invece, fu lodato da alcuni, ma criticato da Verri: e questo può consolare Botta». Il librettista Mattia Verazi. «Alla prima scaligera del 3 agosto 1778, non venne trattato male, fu letteralmente trucidato. Ho trovato un testo dell' epoca in latino, tradotto da un certo Corbellini: "Che più tardiamo a cacciar questa peste agli ultimi confini della terra e del mare?" Neanch' io ho mai ricevuto una recensione così terribile. Verazi aveva avuto l' ardire di porsi come l' anti-Metastasio, molto amato a Milano. Ma allora scrivevano Parini e Da Ponte e agli ascoltatori il libretto contorto parve impudente». Salieri. «Ci si potrebbe chiedere: perché, se il libretto è una tale schifezza, Muti ci vuole ammorbare? Perché la musica merita, il musicista pure. Riaprire la Scala con l' Europa riconosciuta, la stessa che inaugurò il teatro, non è solo una scelta simbolica. Spero che serva da cassa di risonanza affinché i musicisti e i musicologi riscoprano Salieri, osannato in vita e rovinato, dopo la morte, dalla maldicenza, colpito dall' infamia di aver avvelenato Mozart. Salieri ha svolto un ruolo importante nella storia della musica, come Mozart, Haydn, Cherubini, Spontini, sarebbe una mancanza non riconoscerlo. Da vivo ebbe un successo strepitoso: dal 1784 al 1791 a Vienna ci furono 163 rappresentazioni di sue opere, e poco più di 60 di Mozart. Gluck rivelò che era stato Salieri a scrivere le Danaidi, Beaumarchais lo trattò come una divinità, fu maestro di Schubert, Beethoven, impartì le prime lezioni a Liszt. Musicista imperiale, dominava a Vienna e a Parigi, venne invitato alla Scala. Scrisse quasi 40 opere, e inoltre sinfonie, concerti, serenate, quartetti, come Cherubini anche un Requiem per la sua morte. Possibile che tutti avessero preso un abbaglio? Da vecchio si chiuse in se stesso, afflitto da demenza e da una grave malattia agli occhi, superato dai tempi. E così cominciò a serpeggiare la storiella della rivalità con Mozart». Mozart e Salieri. «Salieri a Vienna si trovò a fronteggiare un gigante: al cospetto di Mozart qualunque figura scompare. Ma il fatto che Mozart fosse Mozart, non significa che Salieri fosse un musicista scadente. Wolfgang Amadeus non era uno stinco di santo. Questo piccolo, grande uomo amava prendersi gioco di Gluck, di Salieri, di tutti quelli che riteneva inferiori. In Così fan tutte, Mozart richiama il tema del finale dell' Europa e lo trasforma in una marcetta militare: e questo finisce col diventare un pesante sberleffo a Salieri. Come spesso accade, però, in vita il genio non fu capito. Mozart era troppo grande, smascherava i limiti dell' uomo, e questo dava fastidio agli aristocratici. Salieri, invece, piegava il ginocchio all' autorità costituita, cercando di rallegrare il pubblico. Un suo limite forse era quello di avere il respiro corto, di non riuscire a sviluppare le sue idee musicali». - MILANO - Per la Scala è la terza inaugurazione della storia, dopo l' apertura nel 1778 e il concerto che Toscanini diresse nel 1946 al termine della ricostruzione seguita ai bombardamenti. Il 7 dicembre tocca a Riccardo Muti rinnovare l' emozione, dopo i lavori di restauro del teatro, con l' Europa riconosciuta di Antonio Salieri, regia di Luca Ronconi, scene e costumi di Pier Luigi Pizzi. Nell' aula magna dell' Università Statale, di fronte a una platea di più di mille studenti e appassionati, il maestro ha aperto uno squarcio sull' opera che è sconosciuta alla maggior parte del pubblico (fu rappresentata una sola volta, proprio per l' inaugurazione della Scala, per una trentina di recite) con l' aiuto del pianoforte, di due soprani e delle musiche registrate del balletto finale del primo atto. «Salieri è un musicista che ha onorato l' Italia, merita di essere riscoperto» ha assicurato Muti.
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