INTERVISTA A LUCA RONCONI
Il vero protagonista? Il palcoscenico!
Il 7 dicembre Salieri messo in scena da Ronconi e Pizzi
Il regista: 'Il pubblico scoprirà un palco nudo aperto, per mostrare tutto senza misteri' Lo scenografo: 'è il mondo del teatro che vibra attorno al rituale dello spettacolo' PAOLA ZONCA MILANO -
La storia è flebile, il libretto non dà grandi spunti, la drammaturgia non è certo il punto forte. Allora, come mettere in scena l' Europa riconosciuta di Antonio Salieri, che aprirà il 7 dicembre la nuova Scala con la direzione di Riccardo Muti?
«L' idea visiva è quella di smascherare il carattere celebrativo, di cerimonia dell' opera» spiega il regista Luca Ronconi, che ha lavorato accanto a Pier Luigi Pizzi, scenografo e costumista.
«Possiamo dire che il vero protagonista dello spettacolo è il nuovo palcoscenico della Scala, con tutte le sue possibilità di movimentazione. Tutti si chiedono: come funzionerà ora la macchina scenica? Anche noi ci siamo fatti la stessa domanda».
Cosa vedranno gli spettatori? «Non ci saranno quinte e soffitti: all' apertura del sipario il pubblico si troverà di fronte a un palco nudo, ampio, aperto, utilizzato per dimostrare le inedite capacità della macchina, senza misteri. Elementi che si muovono a vista, scendono, si sollevano, arrivano da sopra e da sotto, da ovunque. In un cambio di scena appariranno anche i macchinisti che trascinano i 26 cavalli finti».
E poi?
«La nave che apre l' opera, un tempio e degli alberi, la prigione con grandi torri di metallo, di impianto piranesiano. I trucchi saranno tutti svelati, e attraverso un gioco di specchi-piuma si vedranno scorci della sala, nei momenti di minore tensione musicale persino il retropalco con le persone che attendono in quinta. E a un certo punto apparirà anche un pezzettino della vecchia Scala, ma non posso anticipare la sorpresa».
Stupirete lo spettatore con qualche meraviglia tecnologica?
«Perché stupire a tutti i costi? L' opera non invita a stupire, è gradevole, la tratteremo con quel distacco che ci è congeniale, ma sempre con grande serietà. Nessun tono pomposo, autocelebrativo. Ironia? Sì, ma più nei confronti della circostanza che dell' opera. Anche se nessuno pensa che l' Europa sia la scoperta del secolo».
Saranno presenti elementi di attualità?
«Il contemporaneo non c' è: niente auto e cassonetti, niente occhiali e valigie. Ma neppure elementi che richiamano Tiro e la Fenicia».
Un palco nuovo, ancora da testare. Che problemi ha comportato? «Abbiamo lavorato in un cantiere. Inutile negare che le difficoltà ci siano state. D' altra parte, o si mollava tutto o si trovavano via via le soluzioni. Io e Pizzi ci siamo fatti carico di tutti gli ostacoli, per rispetto alla città e al teatro. E tutto sommato non abbiamo dovuto rinunciare all' impostazione iniziale».
Difetti del palcoscenico?
«è ancora troppo presto per dirlo. Il fatto di aver proceduto in un cantiere trasparirà, ma tutto è il risultato di un lavoro, non di un pasticcio».
Come definirebbe l' "Europa riconosciuta"?
«Non è un' opera barocca. Semmai è illuminista, neoclassica, è una celebrazione dell' amore e della fedeltà coniugale. è un dramma di convenzione, di impianto metastasiano. Il personaggio di Europa, però, non è convenzionale: è una moglie fedele, una madre protettiva. La regina Semele, invece, è un' usurpatrice. In scena c' è movimento, ma non descrittivo come se si trattasse di un' opera verista. Tutto sarà improntato alla classicità».
Ronconi e Pizzi (che da tempo è anche regista), non lavoravano insieme dal Ring a Firenze del 1981.
«Con Luca i rapporti non si sono mai interrotti» dice Pizzi. «Qui la sintonia è stata totale. Vogliamo mostrare il mondo del teatro che vibra attorno al rituale dello spettacolo. Come sarebbe stato l' allestimento nella vecchia Scala? Non sarebbe venuto in mente a nessuno di allestire questa opera».
Alla fine del primo atto, diciotto minuti di balletto, protagonisti Alessandra Ferri e Roberto Bolle.
«Un puro divertissment» ha precisato il coreografo Heinz Sporli.