LA SCALA IN CRISI Comunicato dei lavoratori Il Maestro Muti ha parlato: la sua risposta non porta ne soluzioni, ne proposte, anzi ! Suo malgrado, Muti si tira indietro, ripetendo cose sapute e risapute, e giustamente i lavoratori della Scala rispondono. Quello che viene scritto in questa lettera è pienamente condiviso dal CAI; in questa infelice vicenda, quelli che parlano giusto in questo momentosono i lavoratori, non i dirigenti.
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Lettera aperta al Maestro Muti Illustre Maestro, abbiamo letto attentamente la Vostra lettera pubblicata dal “Corriere della Sera” in data 8.3.2005. Ci aspettavamo che Lei parlasse direttamente a noi senza intermediari. Vogliamo evidenziare innanzitutto il nostro rincrescimento sul fatto che, il maestro Muti, anziché palesare le sue considerazioni a un giornale, non le abbia direttamente confrontate con chi, con il suo quotidiano lavoro, costruisce giorno dopo giorno la vita del teatro. Riteniamo che quanti concorrono a questa vita, pur nell’apprezzamento della dedizione e dell’importante apporto di lavoro musicale che il Maestro Muti ha profuso in questi anni, abbiano il diritto di discutere e contestare scelte, decisioni, e affermazioni, se le ritengono non condivisibili soprattutto dal punto di vista istituzionale. Nell’estate del 2003, quando improvvisamente e pubblicamente il Maestro dichiarò la sua incompatibilità con il sovrintendente, attribuendogli la responsabilità della bassa qualità delle stagioni scaligere, l’orchestra produsse un documento in cui si evidenziava il vero problema: la mancanza, da anni, alla Scala, di un anello fondamentale della crescita artistica del teatro: un direttore artistico autorevole e indipendente, che assieme al sovrintendente e al direttore musicale, nel reciproco rispetto dei ruoli, lavorasse per l’istituzione. Di fatto questo non avveniva ormai da anni: dopo l’uscita di Cesare Mazzonis dal teatro, la Scala non ha più avuto un direttore artistico cui sia stata concessa continuità e autonomia nel proprio lavoro. Riteniamo che il sovrintendente, in questa fase, abbia avuto il grave torto di essere troppo condiscendente con il direttore musicale, rinunciando, di fatto, a una parte del suo ruolo istituzionale e sbilanciando così gli equilibri nei ruoli dirigenziali. Un direttore artistico autorevole e un sovrintendente autorevole avrebbero potuto probabilmente, per esempio: - evidenziare l’internazionalità della Scala, affidando in qualche occasione il 7 dicembre a importanti direttori, come avveniva in passato, evitando così la progressiva chiusura e provicializzazione del teatro; - evitare che la direzione delle opere di Verdi fosse affidata solo al direttore musicale; - agire con vera fattività, affinché il Maestro Abbado tornasse alla Scala. Di fatto, oggi, ci troviamo in una situazione nella quale un consiglio di amministrazione, su pressione del direttore musicale, esonera un sovrintendente senza motivo, e su suggerimento del direttore musicale nomina Mauro Meli nuovo sovrintendente; riguardo a questa nomina, siamo in pieno disaccordo con l’opinione del Maestro Muti: secondo noi, a Cagliari, in questi anni si è fatta una spettacolarizzazione della cultura, non un progetto culturale veramente credibile, il tutto con costi abnormi; questo non può non preoccuparci e su queste opinioni abbiamo l’adesione non solo dei lavoratori della Scala, ma di tanti che hanno osservato i fatti con intelligenza e libertà di pensiero. Corrisponde al vero che fu l’orchestra a consentire la nomina del Maestro Muti esprimendone il gradimento. Per quanto riguarda la sua crescita artistica, il Maestro non può far apparire di avere dovuto portare un’orchestra a un livello apprezzato da tutti, perché ciò sarebbe ingiusto sia verso i musicisti che sono passati in questa orchestra sia verso i colleghi che l’hanno preceduto. Il Maestro non ha trovato un’orchestra qualunque in un teatro qualunque (vero signor Armando Torno, autorevole firma del Corriere della Sera?), ma un’orchestra portatrice comunque di una grande tradizione esecutiva. Così come al momento della Sua nomina, non ha trovato il deserto, ma un Teatro in cui tutti, orchestra, coro, ballo, maestranze tecniche e amministrative facevano sì che la Scala fosse rispettata nel mondo.
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