LA SCALA IN CRISI La Repubblica La Scala attraversa una grande crisi: crisi di fiducia del suo personale verso i dirigenti
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La Repubblica 26-02-05, pagina 52, sezione SPETTACOLI il commento A testa bassa contro la città Se passa il 'modello azienda' Berlusconismo arrogante: per la Scala il destino di un' azienda natalia aspesi L' altra mattina, dopo aver firmato la cacciata del sovrintendente Carlo Fontana, gli autorevoli membri del cda della Fondazione Scala sono scappati a testa bassa, come colpevoli, per sfuggire sia la stampa che, probabilmente i milanesi. Nessuno li ha visti. Da allora o sono irraggiungibili negandosi al telefono, o dicono no comment, o balbettano frasette proibendo di scriverne: a cominciare dal sindaco Albertini, che ogni volta che gli si profila un fastidio, si chiude a riccio col suo famoso sorriso di difesa e scherno e al massimo pronuncia frasi spiritose e sfottenti. Mai come in questo momento in cui il suo teatro, la sua massima gloria, viene buttato nella bufera, Milano era stata così svillaneggiata, umiliata dal suo sindaco e dai potenti che ne governano l' economia. Tutta la città è stata ignorata da un gruppo di persone che ha agito in assoluto silenzio, perché non ha nessuna spiegazione ragionevole da dare, nessuna che non li coprirebbe di ridicolo o ne svelerebbe gli asservimenti. O perché ritiene, dall' alto del suo potere autoritario, di non dover nulla a nessuno: né ai dipendenti della Scala, né ai milanesi, né al mondo. è impressionante la fretta con cui hanno voluto eliminare il sovrintendente: bastava pazientare otto mesi, e il mandato di Fontana sarebbe scaduto, però assieme a quello del consiglio di amministrazione, cioè a loro: che avevano un ordine preciso, togliere dai piedi una persona che pur essendo stata di militanza craxiana, non si era dimostrata assimilabile a disegni berlusconiani. Ma si sa, i padroni non hanno sempre il dovere di dare spiegazioni ai loro dipendenti, soprattutto quando prendono decisioni che si riveleranno disastrose. E questa ormai è la condizione dei milanesi, quella dei dipendenti, cui tentano di togliere la voce e di trasformare in un gregge assordato dai disagi sempre più insostenibili di una metropoli abbandonata, dimenticata, forse detestata dal suo sindaco. Risulta davvero vergognoso che si possa attentare alle istituzioni intoccabili di Milano, prendere decisioni gravi e ingiustificate, e poi lavarsene le mani, come se anche la Scala fosse di proprietà privata e non un patrimonio di tutti, molto amato, simbolo di quella nostra grandezza che si sta accuratamente demolendo. Le ragioni per ora avanzate ridicolizzano chi le ha date, offendono Riccardo Muti che avrebbe preteso la sostituzione di Fontana per reciproca insofferenza. Mentre è chiaro che i malumori del Maestro sono serviti alla Fondazione per prendere una decisione che non riguarda né la musica, né la gestione della Scala, né eventuali inadempienze dell' ex sovrintendente, ma che è solo politica. A poco a poco il berlusconismo ha messo le mani su tutte le istituzioni culturali della città, non perché la cultura interessi al potere, ma per usarla come bandiera elettorale, aziendalizzarla, mediasettizzarla. La Scala era il luogo più luminoso della tradizione culturale milanese, e non si poteva più concederle l' indipendenza: che la sua produzione artistica, del resto ultimamente già un po' offuscata, la rendesse il teatro più nobile del mondo, non può certo interessare al grande business. La Scala è destinata a diventare un' azienda come un' altra, efficiente, produttiva, come del resto chiede il ministro Urbani nella riforma delle Fondazioni liriche che sta approntando. Musica, arte, meraviglia, eccellenza, grande tradizione, impareggiabile cultura, non contano niente: non servono a un disegno politico, che ha fondato sul trash televisivo il consenso popolare. Il nuovo sovrintendente Mauro Meli avrà anche lui i suoi problemi proprio con quella riforma che richiederà un attento controllo dei bilanci, un sicuro impoverimento dei suoi grandiosi progetti (contenimento delle scritture, riduzione dei costi degli allestimenti) e soprattutto «un ottimale utilizzo del personale» ambiguo modo di dire licenziamenti.
26-02-05, pagina 52, sezione SPETTACOLI Franco Zeffirelli Fontana? Il migliore MILANO - «Gli artisti sono come bambini: vanitosi, viziati, prepotenti. Non si possono lasciare loro le briglie di un teatro. A me hanno offerto due volte la direzione del Metropolitan, ma non ho accettato: non saprei da che parte cominciare». Il regista Franco Zeffirelli, già protagonista qualche anno fa di una polemica contro Riccardo Muti, individua nel mancato rispetto dei ruoli istituzionali le cause della crisi della Scala. Vuol dire che il direttore deve occuparsi solo di musica? «L' artista deve avere la libertà di mandare a quel paese la gente, deve pensare solo alla scena. Il sovrintendente, invece, deve saper trattare coi sindacati, occuparsi di organizzazione. è assurdo che abbiano cacciato Fontana: in Italia non c' è di meglio. Farebbero bene a richiamarlo».
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