ABBADO NELLA STAMPA La Repubblica 4 Giugno 2004 Frank Martin Gustav Mahler Berliner Philharmoniker
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Abbado, ritorno trionfale a Berlino Qui ritrovo lo spirito dell' armonia Accolto dall' abbraccio di quella che fu per dodici anni la sua città d' adozione 'Ho ritrovato una civiltà e una cultura che sono un esempio per il mondo' DAL NOSTRO INVIATO LEONETTA BENTIVOGLIO BERLINO - Dopo due anni dall' ultima apparizione sul podio della Philharmonie, Claudio Abbado è tornato ieri sera a dirigere a Berlino, accolto dall' abbraccio di quella che, lungo i suoi dodici anni di governo dei Berliner, fu la sua città d' adozione. Percepibile l' affetto degli orchestrali, concitati e veementi gli applausi, gremitissima la sala. E fantastico l' esito del programma (lo registra live la DGG) scelto per questa rentrée da direttore ospite, festeggiata dall' ennesimo premio (l' "Ernst Reuter", massima onorificenza berlinese), e vissuta come l' apice della stagione culturale: i sei monologhi dallo Jedermann di Hugo von Hofmannsthal nella versione per baritono e orchestra (1949) di Frank Martin, interpretati dal solista Thomas Quasthoff, star in Germania ed emblema di vittoria sui propri handicap (la sua voce eccezionale emerge da un corpo piccolo come quello di un bambino, e quasi senza braccia); e la Sesta Sinfonia di Mahler, compositore che Abbado ha approfondito forse più di ogni altro direttore odierno. In quest' esecuzione che esalta la pienezza di suono dei Berliner e gli effetti spettacolari della partitura (come l' uso del gigantesco martello di legno per i colpi dell' ultimo movimento), spicca una novità rilevante: Abbado cambia la successione dei quattro movimenti, ponendo l' Andante al secondo posto (di solito è al terzo), e facendolo seguire dallo Scherzo (pubblicato in partitura come secondo tempo). «Ho scelto quest' ordine perché così hanno diretto la Sesta sia Mahler sia i direttori del suo tempo. è la prima volta che adotto questa successione, e lo è anche per i Berliner. Passare dal primo movimento all' Andante determina un bel contrasto», spiega Abbado. Per poi rispondere a qualche domanda: senza risparmio di critiche alla situazione italiana, nel segno dell' impegno politico e civile che lo distingue. Che significa per lei questo ritorno a Berlino? «Ritrovare un' orchestra magnifica, dominata da uno spirito d' armonia (non c' era quando sono stato eletto, nell' 89), grazie alla linea di lavoro che ha continuato a portare avanti Simon Rattle. E soprattutto ritrovare una civiltà e una cultura che sono un esempio per il mondo». Nonostante gli enormi problemi economici che affliggono la città? «Che ognuno guardi i propri! Berlino ha tre teatri d' opera e nove orchestre. Quale città italiana può dire lo stesso? A Milano ogni nuova orchestra è un' impresa...». A proposito di Milano: da anni è atteso un suo ritorno. «Non posso più lavorare con l' intensità di prima, né accettare tutti gli inviti». Però sarà a Roma nel 2005 per un grande progetto con l' Orchestra di Lucerna. Perché non anche Milano, dove ha lavorato tanto? «Ho lavorato a lungo anche a Londra e a Vienna! E poi solo a Milano mi è capitato che un sindaco, uno dei migliori socialisti (il riferimento, vista l' epoca, è a Tognoli, n. d. r.), abbia protestato per un' inaugurazione della Scala con un' opera straniera: il Lohengrin. Avevo aperto sempre con Verdi, Rossini... Un teatro internazionale dovrebbe potersi permettere un' apertura di stagione anche con Wagner!» Qualche mese fa lanciò un appello per l' introduzione del canale Arte, emittente culturale diffusa ovunque in Europa tranne che da noi. Di recente il ministro Urbani ha detto che Arte sarà presto fruibile anche in Italia. «E invece niente. Di nuovo è tutto fermo. La solita tattica: ora facciamo, ora facciamo... Niente tasse, milioni di posti per i disoccupati... E poi? Anche Urbani ha detto: facciamo. Ma solo il giorno che si vedrà Arte in Italia sarà fatto». Pensa che dopo le elezioni cambierà qualcosa? «Credo in un cambiamento perché sono certo che in molti si siano resi conto di essere stati presi in giro. Penso al famoso buffone che s' è fatto ritrarre in tivù davanti a un bacino d' acqua in Sicilia, senza dire che mancano gli acquedotti e ci sono collegamenti girati dalla mafia, che riempie autobotti per vendere l' acqua nei paesini. Se il buffone non lo sa è grave. Se lo sa lo è ancora più».
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