LA CRONACA Giulia Bassi
Reggio Emilia Die Zauberflöte musica di Wolfgang Amadeus Mozart libretto di Emanuel Schikaneder - singspiel in due atti - ed. Bärenreiter verlag, Kassel - rappresentante per l’Italia Casa Musicale Sonzogno, Milano prima: Vienna, Theater auf der Wieden, 30 settembre 1791 Sarastro : Matti Salminen Maestro Concertatore e Direttore: Claudio Abbado Regia: Daniele Abbado Coproduzione de I Teatri di Reggio Emilia, Teatro Comunale di Ferrara, Teatro Comunale di Modena, in collaborazione con Festspielhaus di Baden-Baden, Germania
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Sorprendente, inarrivabile, perfetta. Così la bacchetta di Claudio Abbado ha condotto il ‘Flauto Magico’ a trionfare sul palcoscenico del teatro Valli forgiando una serie infinita di alchimie mai ascoltate prima, dall’inizio alla fine. Emozioni e suggestioni, incanti e tremiti sorrisi e malinconie ha suscitato, riuscendo pienamente nel suo intento, che è del resto quello racchiuso nella partitura stessa dell’ultimo capolavoro do Mozart: non imprimergli un’etichetta né di favola, né di dramma né di commedia. “La prima grande creazione drammatico-musicale nello spirito del secolo nuovo” è stato definito, ma dalla lettura del direttore d’orchestra e quella del regista Daniele Abbado, in completa unità d’intenti, si è trasformato in un pezzo di teatro moderno, un viaggio con al centro l’uomo di tutti i tempi. L’intesa profonda dettata da un’eccepibile analisi dei particolari senza perdere il senso della sintesi, ha permesso una mirabile narrazione del racconto, nonostante il mistero mai spiegato di una trama irrisolta, facendo risaltare altresì i punti nodali della storia e trasmettendo in ogni momento sempre qualche cosa di denso e di pregnante, da non lasciarsi scappare. L’incontenibile successo della serata è stato il riflesso di un lavoro di sincronie e di ricercati equilibri sul piano vocale, della recitazione e dei movimenti da parte di quanti sono sul palcoscenico. La perfezione voluta, cercata insieme agli interpreti, tutti di straordinario valore, ha dato loro una gestualità naturale mai precostituita che Daniele Abbado ha modellato sui dialoghi ma anche sulle arie e i concertati con magistrale coerenza: incantevoli a questo proposito le dissolvenze dei dialoghi sulla musica realizzate con rapide sincronie. Le scene di Graziano Gregori, si succedevano come una girandola di quadri con immagini realistiche e astratte ascrivibili a mondi diversi lontani e vicini, interni ed esterni per esplicare il più possibile, con l’ausilio delle luci di Guido Levi sempre morbide e mai sparate, allo stesso modo i costumi di Carla Teti privi di segni forti, il contrappunto ad una storia un poco fiaba. La veridicità di questo racconto che è quello dell’esistenza umana si riflette nel finale quando, la scatola nera si apre e tutti gioiosi, vengono avanti vicino alla buca dell’orchestra, quindi girano le spalle come per uscire dal fondo del teatro. Lì cala il sipario. Poi si riapre con gli artisti che fanno quadrato sulla pedana dove adesso c’è il pubblico che li festeggia e li applaude, incontenibile esplosivo. Nel cast, cantanti belli e del tutto credibili nel loro ruolo a partire da Nicola Ulivieri, attore e cantante, protagonista di un irresistibile Papageno antitetico e complementare a Tamino interpretato da Christoph Strehl, inappuntabile dal punto di vista vocale. Infinitamente dolce la Pamina di Rachel Harnisch, un’autentica forza, Sarastro ruolo sostenuto da Matti Salminen e convincente la prova di Ingrid Kaiserfeld (La regina della notte). Superbo il Festspielchor Baden-Baden, la quarta meraviglia dello spettacolo, dopo i tre bambini del Tölzer Knabenchor, il glockenspiel di Enrico Cacciari e il flauto suonato da Jacques Zoon, strumentista per l’occasione della Mahler Chamber Orchestra, come sempre eccellente sotto la guida di Abbado. Giulia Bassi Non si è mai visto Claudio Abbado così raggiante festoso mentre piovevano i tanti fiori degli abbadiani
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