LA CRONACA Guy Cherqui
11-12 Agosto Beethoven Anton Bruckner 17 &18 Agosto Lucerne Festival orchestra 20. Agosto Richard Wagner
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D’altra parte ogni frequentatore un po’ regolare del Festival di Lucerna sa benissimo che il pubblico svizzero, senza essere freddo, è sempre molto “contenuto” nelle sue dimostrazioni di entusiasmo. Gli applausi sono calorosi, certo, ma non sembrano mai scatenati. Eppure... Ho ancora paura di essere accusato di esagerazione, di fanatismo “caino”, ma, cari giornalisti italiani di malafede, il 17 agosto a Lucerna, (e so che lo stesso è stato il 18, benché non fossi in sala, purtroppo) c’è stato un pubblico in delirio sì sì, in delirio, a Lucerna!-, 2000 persone in piedi urlando, che non si sono mossi per 20 minuti, tributando a Claudio Abbado e alla sua orchestra uno dei trionfi più straordinari degli ultimi anni. Purtroppo, il CAI non riempiva che 100 posti su 2000, e le 1900 persone che urlavano con noi non sono ancora caini tesserati. Cosa vuol dire? Semplicemente, una volta di più, c’è stato l’effetto Abbado, che alcuni non vogliono riconoscere. Un effetto irrestibile, un effetto gioia, pienezza, affetto, felicità. Esagero? Bastava vedere le facce all’uscita, i sorrisi, il fervore... Ormai sembra stabilito il disegno della settimana della Lucerne Festival Orchestra, tre concerti diretti da Abbado, concerti da camera con i musicisti dell’orchestra, uno o due concerti della Mahler Chamber Orchestra diretti da Daniel Harding, considerato da Abbado uno dei due giovani migliori oggi (l’altro è Dudamel…entrambi alla Scala la stagione prossima). I tre concerti diretti da Abbado comprendono un programma sinfonico o lirico per l’apertura, una sinfonia di Mahler per il secondo concerto, un terzo concerto con un programma più aperto, più originale (Hindemith l’anno scorso, Nono quest’anno). Inoltre sembra che si stia profilando un’integrale video delle sinfonie di Mahler, quella degli anni 2000 (l’ultima, quella di Bernstein, risale agli anni 70), visto che l’anno prossimo si aggiungerà la sesta. In prima parte, Renée Fleming cantava gli Altenberg Lieder di Berg e tre famosissimi Lieder di Schubert. Dopo i Sieben Frühe Lieder di Berlino, che sono stati incisi insieme alla quarta sinfonia di Mahler e che escono fra pochi giorni, si profila un’altra incisione, pienamente meritata. Non tanto tra l’altro per il soprano americano, come spesso molto pulito, tecnicamente impeccabile, ma anche, come spesso senza molta anima, al contrario dell’orchestra. L’orchestra infatti è il centro di questi cinque piccoli Lieder (20 versi in tutto) tratti da testi per cartoline postali. Il gigantismo dell’organico fa contrasto con questi pezzetti (fu il motivo dello scandalo provocato da “Sahst du nach dem gewitterregen den Wald?”, 3 versi, durante il concerto viennese del 31 marzo 1913). Gli Altenberg Lieder sono la prima opera di Berg per grande orchestra e Abbado gioca sulla questa dialettica “cartolina-grande orchestra” : dopo l’introduzione orchestrale impressionnante del primo Lied, esce da un fil di suono il fil di voce della Fleming. Abituato al meraviglioso disco della Norman con Boulez, la sorpresa è totale: il Berg di Abbado rimane sempre molto lirico, di una chiarezza cristallina, di una raffinatezza inaudita e questa prima vetrina orchestrale del dodecafonismo ( molto evidente nel quinto Lied, di apertura però mahleriana, e apparentemente più “classico”) fa pensare a queste miniature orientali che su un solo anello d’avorio rappresentano scene epiche (grandi battaglie, folla, migliaia di dettagli invisibili). Ben “à propos” è stato cambiato l’ordine dei Lieder di Schubert orchestrati da Max Reger o da Benjamin Britten. Tre anni fa a Parigi i Lieder di Schubert orchestrati da Brahms, Max Reger o altri e cantati da Thomas Quasthoff e Anne Sofie von Otter fecero scalpore, ne uscì un disco ormai famoso con la Chamber Orchestra of Europe. Cominciando con “Nacht und Träume”, l’impressione “mahleriana” dell’ultimo degli Altenberg Lieder si prolunga con questo Lied che entra in pieno nel mondo onirico con una rara intensità. Molto leggera al contrario, quasi eterea, l’orchestrazione cameristica del famosissimo Lied “Die Forelle” fatta da Britten: passiamo da un mondo all’altro. l’orchestra ci stupisce ancora, e soprattutto il modo in cui Britten, che destinava questo lavoro a Peter Pears) dà a questa melodia così conosciuta un colore molto moderno, una volta di più vediamo stabilirsi dei legami, lontani echi, grandi ponti tra un periodo e l’altro, tra uno stile e l’altro, come ama fare Claudio Abbado. Concludendo con un altro Lied molto conosciuto (di Goethe) orchestrato da Max Reger, Gretchen am Spinnrade, la nota finale è focosa e lugubre, eros e thanatos insieme in questo vortice di musica. Altro vortice di musica, la Settima di Mahler è una delle sinfonie favorite da Abbado; negli ultimi anni l’abbiamo sentita con la Gustav Mahler Jugendorchester nel 1997, e con i Berliner nel 2001 a Berlino, nel 2002 per la “tournée d’addio” in Italia e a Vienna, fu addirittura scelta come ultimo pezzo suonato da Abbado direttore dei Berliner. Per noi spettatori assidui, sarà sempre legata a quell’incredibile serata di Vienna dove Abbado ha ricevuto 4000 fiori. Come Wanderer, pensavo che nessuna esecuzione avrebbe superato quella del 5 maggio 2001 a Berlino con i Berliner. Ebbene il 17 agosto a Lucerna siamo stati proiettati su un altro pianeta: perché usare ancora superlativi sui superlativi già usati in altri resoconti ? La Settima che in qualche modo è un cammino dal caos alla luce, dalla notte al giorno, dalla notte buia alla notte amorosa, dalla lotta aspra all’esplosione galattica: e di fatto la sinfonia è letteramente esplosa, come una folgorazione. Inutile dire la perfezione dell’orchestra, che Abbado ha simbolicamente abbracciato durante i saluti, inutile ricordare i singoli assolo di clarinetto, di tromba, di corno, inutile dire l’incredibile calore vellutato dei contrabbassi, dei violoncelli, inutile sottolineare la diabolica precisione del suono, il finale al limite del credibile; l’urlo del pubblico tesissimo, spesso trattenendo le lacrime, sarà l’unica nota di commento. Che bello essere ancora una volta sorpreso! Qualche volta certi si lamentano un pò di sentire spesso eseguite le stesse sinfonie (mentre tanti aspettano l’ottava, o la terza...), e sempre quest’uomo ci sorprende. Sempre nuovo, sempre diverso, sempre altrove, sempre superlativo, mai ripetitivo, mai routinier e... mai ordinario..
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