ABBADO NELLA STAMPA La Repubblica Michelangelo Zurletti W.A.Mozart
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Spettacolo magnifico e intenso con grandi interpreti MICHELANGELO ZURLETTI REGGIO EMILIA - L´enorme successo della mozartiana Zauberflöte con acclamazioni e standing ovation ha una spiegazione semplicissima: è un´esecuzione limpida, esemplare, aerea di un capolavoro sul quale è molto facile (e normale) accanirsi alla ricerca del superfluo. In senso musicale e visivo. Daniele Abbado chiede allo scenografo Graziano Gregori non tanto di riempire il palcoscenico ma di svuotarlo. Scompaiono i templi massonici o almeno si riducono a macchie di luce e così scompare l´iconografia geometrica e carpentieristica di sempre. Il rito di iniziazione diventa un semplice viaggio verso la luce e verso l´amore. Privata degli orpelli di sempre la storia di Schikaneder risulta meno brutta del solito. Sarastro è lì, in toga bianca, coni suoi accoliti, la Regina della Notte è lì con le sue Dame in abiti neri, i due innamorati seguono in abiti chiari il richiamo del cuore più che gli obblighi della setta, Papageno perde le piume e si riduce a un elementare uomo di natura (costumi di Carla Teti) e tutti ascoltano più Mozart che Schikaneder. Ma poiché in teatro niente è più complesso della semplicità, il niente della scatola scenica è solcato da botole, finestre, porte, pareti che scivolano, si dividono a fette, ponti che si abbassano, pedane che scivolano in un gioco continuo e inesauribile. Insostituibili in questi movimenti continui le luci di Guido Levi. Claudio Abbado, al suo primo Flauto magico, ci regala non solo un´esecuzione splendida ma in alcuni momenti straordinaria (il duetto Pamina-Papageno, il meraviglioso recitativo curato nei minimi dettagli tra Tamino e il Sacerdote, la spettacolosa aria di Pamina "Ach, ich fühl´s"). Determinante il contributo della Mahler Chamber Orchestra che esibisce un suono splendido, intenso e corposo anche nei pianissimi più rarefatti (l´aria di Pamina) e dell´ottimo Coro di Baden-Baden. Quanto alla compagnia, che dire della Pamina di Rachel Harnisch se non che non abbiamo mai ascoltato l´uguale? E del Papageno di Nicola Ulivieri, splendido di voce e di gesto? E di Christoph Strehl, un Tamino che diventerà un Heldentenor dei prossimi anni? Ineccepibile come sempre Matti Salminen, ottimi il Sacerdote di Georg Zeppenfeld, il Monostatos di Kurt Azesberger, i tre Genietti della fucina Tölzer Knaben Chor, le tre Dame, la Papagena di Julia Kleiter e gli altri. Qualche dubbio aveva suscitato Ingrid Kaiserfeld nella prima aria della Regina della Notte, assorbito però dalla seconda, realizzata perfettamente.
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