VIVA VERDI
Roma 12 novembre 2004.
Giunto dal nebbioso Nord-Est ho qui trovato una luce e un rinnovato tepore: elementi ancor più stimolanti per sentirsi parte dell’umanità di questa Città, e dopo l’intera mattinata dedicata alle riscoperte artistiche, nel tardo pomeriggio, assieme agli amici abbadiani itineranti, onnipresenti laddove sanno riconoscere il valore anche di altri interpreti, ho partecipato ad un concerto davvero eccezionale e nel nome di Verdi;”Viva Verdi!” quindi. Non mi riferisco alla ben nota espressione risorgimentale, ma ad una spontanea esclamazione di una spettatrice, nell’auditorium di S.Cecilia, al termine della Messa di Requiem di Giuseppe Verdi con l’Orchestra e il Coro di S.Cecilia sotto la direzione di Antonio Pappano e con i solisti Sonia Ganassi, Tamar Iveri, Giuseppe Sabbatini e Ildar Abdrazakov.
Viva Verdi, e quindi viva Pappano!
Fin dalle prime battute si avvertiva la tensione di una interpretazione di religiosa teatralità, in cui l’uomo soffre di una cosmica claustrofobia nel mistero della vita e della morte, ancor più rappresentata nell’impressionante caos organizzato dal Coro e dall’Orchestra nel” Dies irae”: vere spire roteanti di fuoco inceneritore.
Grande musicalità negli accenti rarefatti di Giuseppe Sabatini nell’”Ingemisco”, come anche per gli altri interpreti, e il quartetto vocale, nel “Lux Aeterna”, nella pausa orchestrale ha saputo sviluppare una puntuale intensità da manuale, e qui, la mancanza di grandi voci, nel senso della fisicità, ha saputo ottenere una stupefacente prova.
Il Coro, straordinario, istruito da Roberto Gabbiani, ha raggiunto, nella grande professionalità, la cifra propria del canto verdiano, rivelato maggiormente nell’entusiasmante “Sanctus”.
Grande commiato nel “Libera me Domine” (anche con qualche carenza vocale e interpretativa del soprano), tutto sotteso in una mal celata rassegnazione e sottomissione al disegno divino. (Si discute sovente sulla mancata fede religiosa di Verdi, ma forse il presunto abbandono alla fede può portare al raggiungimento del sublime).
Grande prova quindi di Antonio Pappano, che in questo periodo, dopo quelle londinesi, conduce con altrettanto successo le sorti di una delle maggiori istituzioni musicali italiane, nonché internazionali; prova gratificata dall’entusiasmo delle numerose chiamate del pubblico inneggiante al “Viva Verdi!”.
Ermanno Gloria.