LA CRONACA Ermanno Gloria
BOLZANO 19 Aprile 2006 Schönberg Monica Bacelli GUSTAV MAHLER Claudio Abbado
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“VON DER JUGEND DELLA GIOVINEZZA Nell’esporre le proprie sensazioni dopo un concerto diretto da Claudio Abbado si teme sempre di cadere nella retorica anche in considerazione che quest’ultimo concerto tenuto a Bolzano il 19 aprile 2006 è un rinnovato avvenimento. La primavera tarda a venire, ieri sera infatti pioveva, invece si rivelava pienamente al Palasport di Bolzano con la presenza della Gustav Mahler Jugendorchester. Il poema sinfonico “Pelleas und Melisande” di Arnold Schonberg non poteva avere migliore occasione per far rivivere i concetti compositivi del suo autore. Melisande sembrava apparire anche fisicamente nella compagine prevalentemente femminile degli archi: tutte queste giovani dai flessuosi corpi, vestivano aderenti abiti neri che evidenziavano le spalle e le braccia nude di un incarnato tizianesco. I coordinati movimenti delle braccia che azionavano gli archetti producevano figurazioni suggestive, ora dolci ora decise e concitate atte a suggerire i vari passi del poema come l’incontro e la percezione dell’amore della nota coppia, nonché i fremiti per la gelosia e le certezze di Golaud, ma il climax si raggiungeva nel tema dello sciolglimento dei capelli di Melisande, dove i movimenti di queste braccia unitamente alla musica restituivano l’immagine del fluire di una enorme chioma. E come non ricordare il primo violino del puntuale Raphael Christ quale riccioluto “Cherubin d’amore “ in tanto gineceo, e il violoncello di Benoit Grenet dall’ineffabile attenzione al Maestro e dagli entusiastici ammiccamenti con i colleghi per il raggiungimento dei passi più complicati. Seguiva l’esecuzione della IV sinfonia di Mahler. Sappiamo il valore di Claudio abbado, ma ci sorprende sempre la sua capacità di adeguare le proprie interpretazioni alla presenza di ogni orchestra e qui, secondo il mio personale modo di sentire, mi sembrava che non volesse seguire il concetto di ironica tragicità di questa sinfonia, come viene sempre indicato dai musicologi, ma seguire, pur nella nota chiarezza cameristica, e nei pochi violenti interventi orchestrali, per’altro determinati e concisi, una linea di musica pura, direi quasi beethoveniana, dove viene escluso ogni riferimento onomatopeico di contrasti umani. Quanta bellezza, in questo contesto, nell’adagio del terzo tempo, dove non notavo dolore, ma uno stupore di una trasfigurata poetica nostalgia, forse per ricordare alla gioventù, senza drammatizzare, che anche questo fa parte della vita. Osservavo, ovviamente di spalle, Claudio Abbado e tutta quell’energia mi diceva che non era l’uomo Abbado che dirigeva, ma la sua ritrovata giovinezza… Ultimo atto lo scioglimento dell’orchestra, dove si apprezza l’amicizia degli abbracci fra i colleghi lieti di aver raggiunto il grande concetto del far musica insieme. A concerto finito dopo le entusiasmanti e fragorose manifestazioni del pubblico rimaneva quella sensazione di arricchimento interiore e stupore unito a quell’impotenza di poter riferire appieno e di poter trovare credito per quanto udito. Ermanno Gloria |
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