LA CRONACA
 DEL WANDERER
N°120

Giulia Bassi


Le tre Dame (Flauto magico, regia Daniele Abbado)


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Estate 2006


Edinburgh Festival Theatre

Giov. 31 Agosto & Sab. 2 Settembre 19.15

Die Zauberflöte

Wolfgang Amadeus Mozart

Sarastro Georg Zeppenfeld
Tamino Eric Cutler
Pamina Julia Kleiter
Papageno Andrea Concetti
Papagena Sylvia Schwartz
Königin der Nacht Erika Miklósa
Erste DameCaroline Stein
Zweite Dame Heidi Zehnder
Dritte Dame Anne-Carolyn Schlüter
Sprecher Andreas Bauer
Monastatos Kurt Azesberger

Regia
Daniele Abbado

Scene
Graziano Gregori
Costumi
Carla Teti
Luci
Guido Levi
Coreografia
Alessandra Sini

ARNOLD SCHÖNBERG CHOR

TÖLZER KNABENCHOR

MAHLER CHAMBER ORCHESTRA

CLAUDIO ABBADO















































































































































































































































































































Attorno al Flauto

Edimburgo_ Un’affermazione senza precedenti, ha fatto registrare questo Flauto magico di Edimburgo, dato che non è stato solamente il successo di uno spettacolo all’interno di una manifestazione di livello internazionale ma quello un’istituzione nel suo complesso: il nostro teatro Valli che l’ha prodotto. A tal proposito è doveroso raccontare dell’operato di coloro che giorno e notte all’Edinburg Festival Theatre soltanto una settimana prima del debutto, hanno allestito quest’opera da record (non dimentichiamo che i movimenti scenici sono circa 200 contro i 20 di prassi e 280 gli effetti luci): e questi sono stati i tecnici e quanti hanno lavorato dietro le quinte, una eccezionale squadra capitanata da Andrea Gabbi con Lorella Govi segretaria di produzione, che Daniele Abbado ha voluto portare in palcoscenico a ‘prendere’ gli applausi accanto agli artisti. <Si è riunita ad Edimburgo la grande famiglia del flauto magico -ha detto con soddisfazione il regista prima dello spettacolo- Qui è stato fatto un vero miracolo: perché riuscire in sette giorni a mettere in piedi una produzione così complessa (ricordiamo che occorrono otto tir per raccogliere il materiale scenico) sacrificando anche parte della notte, è stata un’operazione decisamente faticosa>. Prerogativa dello spettacolo è appunto la complessità dei movimenti e dei cambi di scena: mentre sul palcoscenico la trama e la musica prendono forma, sotto la bacchetta di Claudio Abbado, dietro le quinte è un movimento continuo, incessante e che questa volta- ci ha detto Anna Bigliardi uno dei maestri ripetitori insieme ad Enrico Cacciari- è riuscito particolarmente bene, tutto scorreva in maniera fluida. Il nostro personale ha destato una forte ammirazione nei tecnici del festival con il quale nei giorni di permanenza ha solidarizzato. Il caloroso ed infinito applauso da parte del pubblico anche per i nostri è stato rimarcato anche dalle belle parole di James Waters (Associate Festival Director), visibilmente soddisfatto dell’organizzazione che dello spettacolo i cui ultimi biglietti sono stati venduti all’asta; a proposito già dalla mattina si era formata una lunghissima fila davanti al teatro per accaparrarsi i posti in piedi. Incontenibile alla fine è stata l’espressione di gioia per l’esito trionfale sia nel back-stage –dove curiosamente si aggiravano i tecnici di Edimburgo con la ‘nostra’ maglietta del Flauto con il caratteristico sole- sia fuori dalla parte dell’ingresso artisti, uno di questi Guido Levi il ‘mago’ delle luci (riconosciuto a livello internazionale), meno schivo del solito, spiega <Tra i numerosissimi effetti luci che questo spettacolo richiede, ce ne sono una sessantina che sono impercettibili e soltanto manualmente si possono realizzare. O meglio, si riescono ad ottenere lavorando con persone come Lorenzo Parmiggiani e Luca Antolini che sanno fare il loro lavoro; per questi motivi sono presente alle riprese degli spettacoli per questo e poi perchè ho un’immensa stima per Claudio e Daniele Abbado>.

Un grande teatro dunque è apparsa la nostra istituzione avendo realizzato una produzione la cui complessità ha esaltato in forte misura un lavoro corale esemplare, dimostrando così di sapere esportare a livello internazionale il meglio della musica operistica. Un risultato di cui andare fieri, sul quale si dovrebbe rispecchiare la città: ne vale la pena, poiché il valore di questo prodotto culturale è assicurato. Tanto per dare un’idea della qualità che esige una manifestazione del genere, l’ultima volta che Claudio Abbado vi ha diretto, è stato nel 2002 una produzione di Parsifal del Festival di Pasqua di Salisburgo per la regia di Peter Stein. C’è da dire inoltre che il nostro Flauto magico era in competizione nella stessa sera con il Nederland Dance Theater e i Berliner Philarmoniker diretti da Simon Rattle. Alcuni di loro come il grande oboista Albrecht Mayer e il corno inglese Dominique Wollenweber si sono presentati al dopo-teatro per salutare gli amici della Mahler Chamber Orchestra, situazione nella quale uno tra i responsabili del festival nel ringraziare artisti e tecnici, ha sottolineato la presenza tra questi anche del giovane Tommaso figlio di Daniele che come suo padre ha debuttato come aiuto proprio a Edimburgo.

Questo modo di lavorare, una rara qualità per cui il nostro teatro si fa apprezzare, deve essere difesa, protetta e soprattutto sostenuta con più forza di quanto non sia stato fatto fino ad ora, proprio in nome della dimensione europea per la quale ogni tanto si confezionano dei discorsi o si spendono delle parole spesso a vuoto ma che invece quello che il nostro teatro ha realizzato qui a Edimburgo è un fatto vero di rimarchevole portata, una vittoria conquistata. Non ci sono molte altre realtà italiane capaci di fare lo stesso, compresi i teatri più blasonati.

Giulia Bassi

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