ABBADO NELLA STAMPA La Repubblica Claudio Abbado Critiche dei concerti di Ferrara e Reggio Emilia con la Mahler Chamber Orchestra (2)
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Abbado: "Ho fatto l´attore per il mio amico Benigni" Racconta scherzando di un "cameo" travestito da arabo: "Nei titoli compaio con il nome di Mohammed Abbad" DAL NOSTRO INVIATO leonetta bentivoglio REGGIO emilia - Arriva in disco "Il flauto magico" diretto da Claudio Abbado. Dal successo dell´opera che debuttò l´anno scorso al Valli di Reggio Emilia, con la Gustav Mahler Chamber Orchestra, l´Arnold Schoenberg Chor e un cast di giovani cantanti, è nato un cd, registrato dal vivo e appena pubblicato dalla Deutsche Grammophon, che definisce l´impresa «la produzione mozartiana dell´anno». Gran festa per il direttore, coinvolto ieri nella presentazione del cofanetto a Reggio Emilia, dove la sera ha guidato dal podio, acclamatissimo, la "sua" Mahler Chamber Orchestra. In programma due titoli di Schumann, l´Ouverture dal "Manfred" e il Concerto in la minore per violoncello e orchestra op. 129 (solista Natalia Gutman), e la Serenata in re maggiore n. 1 op. 11 di Brahms. Disteso, abbronzato, in ottima forma, reduce da un lungo soggiorno in Venezuela, dove è tornato a collaborare con l´Orchestra Simòn Bolìvar, formazione giovanile straordinaria ed esperienza che, dice, «mi fa scoprire ogni volta nuove strade, dal punto di vista sociale, culturale e umano», un Abbado più che mai coinvolto sui temi delle energie alternative e delle ingiustizie sociali parla di musica per parlare della vita, «perché sono convinto che la musica salvi davvero la vita». Parla delle aberrazioni «di un´economia mondiale basata sull´uso del petrolio» e dell´imperversante volontà di «coprire con menzogne la possibilità di sistemi economici diversi, basati su energie come l´idrogeno». Su questi temi ha appena scritto un testo accolto dal frequentatissimo sito dell´amico Beppe Grillo, col quale condivide idee e battaglie. E volentieri cita un altro amico, Renzo Piano, «il quale mi ha raccontato che dieci minuti di volo di un bombardiere americano costano quanto la costruzione di un museo». Un altro irrinunciabile complice è Roberto Benigni, con cui fece un travolgente "Pierino e il Lupo", e col quale tornerà presto a lavorare «per l´"Histoire du Soldat" di Stravinskij». E racconta, ridendo, di aver partecipato a "La tigre e la neve": «Ho fatto una parte in incognito, travestito da arabo, e appaio anche nei titoli di coda come Mohammed Abbad». Forse è una burla, ma una cosa è certa: Benigni progettava d´includerlo nel film insieme all´orchestra dei Berliner, nella scena del sogno del matrimonio, la stessa in cui compare Tom Waits. Ma fonti ufficiali informano che Abbado non trovò i giorni per girare la scena. (Se poi l´ha girata intabarrato e con turbante non è dato di sapere. Comunque Nicoletta Braschi, interpellata al telefono, avverte la cronista: «Come produttore del film, confermo che Claudio vi recita una parte»). È con passione contagiosa che il direttore si avventura nelle descrizioni dell´amato "Flauto magico", che definisce «la più completa tra le opere di Mozart: include morte, amore, comprensione, gelosia, violenza, simbolismo, religione, generosità, mistero, vendetta. E uno specchio della vita». E sono tanti i suoi progetti: a metà maggio, a Berlino, eseguirà per la prima volta per intero il "Manfred", affidando i versi del poema drammatico di Schumann a Bruno Ganz. La produzione del "Flauto", con regia firmata da un altro Abbado, Daniele, suo figlio, oltre che direttore artistico dei Teatri di Reggio Emilia, sarà ripresa nel 2007 a Reggio, Ferrara e Modena, e quest´estate andrà in scena a Edimburgo. E nel 2008 Abbado dirigerà a Reggio un "Fidelio", regia di Grüber, che si vedrà anche a Ferrara, Modena, Madrid e Baden Baden. Con la Gustav Mahler Jugendorchester eseguirà presto il "Pelleas und Melisande" di Schoenberg a Bolzano, Torino, Vienna, Monaco, Parigi e Madrid. Quanto all´orchestra Bolivar, che pare in cima ai suoi pensieri in questa seconda giovinezza, la dirigerà in settembre a Palermo e a Roma, dividendo il podio col giovane venezuelano Gustavo Dudamel: «È un complesso nato dal prodigioso sistema pedagogico messo a punto da José Antonio Abreu, che organizza l´intero arco della formazione musicale, da quella di base fino al perfezionamento, con scuole in tutto il paese. In Venezuela, dove è tremendo il contrasto tra la ricchezza petrolifera e la povertà di milioni di persone che vivono nei barrios, quest´iniziativa si è dimostrata capace di coinvolgere più di 240mila giovani. Un modello che tutti dovrebbero seguire».
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