ABBADO NELLA STAMPA La Repubblica Claudio Abbado e Albrecht Mayer nella LFO: Fare musica insieme (Foto Marco Caselli)
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Dal 6 al 12 ottobre il festival con la formazione di Lucerna e Argerich, Pollini, Harding... Abbado e la settimana delle stelle in Italia sbarca la "dream orchestra" In programma Bruckner, Mahler, Schumann, Beethoven e Luigi Nono GUIDO BARBIERI a mettere il suo cognome accanto alla parola festival non ci tiene proprio. Anzi, se fosse possibile non vorrebbe essere nemmeno nominato. Ma ormai la "settimana delle stelle" che dal 6 al 12 ottobre porta a Roma l´Orchestra del Festival di Lucerna e la Mahler Chamber Orchestra, Marta Argerich e Maurizio Pollini, Daniel Harding e Kolja Blacher, Sabine Meyer e Natalia Gutman non può che intitolarsi "Festival Abbado". E bisogna rassegnarsi. Anche perché senza "Claudio" questa compagnia non si sarebbe mai riunita. Del resto l´ars nova di Claudio Abbado, dopo aver abbandonato l´ars antiqua dei Berliner, ha assunto in questi ultimi anni un segno diverso: invece di salire su un podio, di mettere i musicisti "sotto" di sé, il "maestro" preferisce oggi riunirli "intorno" a sé, per vivere insieme a loro quella "pratica delle leggerezza" che consiste nel fare musica insieme. E non importa se cantanti, direttori e solisti sono gemme dello star system o musicisti anonimi. L´importante è che siano disposti ad apprendere l´arte finissima, e democratica, di quella "disciplina" che i tedeschi chiamano musizieren. E´ proprio questo, del resto, il fuoco vivo che ha fatto nascere, due anni fa, la protagonista assoluta della settimana: la Lucerne Festival Orchestra. Non si tratta certo di una creatura giovane e debuttante (Abbado, per altro, nega di essere un inventore di orchestre): esiste almeno dal 1938 quando Arturo Toscanini diresse un memorabile concerto a Tribschen, sulle rive del lago di Lucerna, all´ombra della casa di Wagner. Ma grazie alla irresistibile forza di attrazione esercitata da "Claudio" l´orchestra, dopo anni di silenzio, è rinata e sta vivendo la sua seconda giovinezza. Anche perché è in grado, oggi, di concedersi lussi straordinari: al leggio del primo violoncello, ad esempio, è seduta Natalia Gutman, le fila degli archi sono guidate dal Quartetto Hagen e dal Quartetto Alban Berg al completo, il violino di spalla è Kolja Blacher, il primo clarinetto si chiama Sabine Meyer e il primo contrabbasso Alois Posch. Per non parlare delle prime parti dei Berliner che a volte si devono accontentare del secondo leggio. Abbado e i suoi sinfonici "friends" offrono a Roma ben quattro concerti con tre programmi differenti: il 6 e 7 ottobre la Sinfonia n. 7 di Bruckner e il Concerto n.1 di Beethoven con Martha Argerich, l´11 ottobre un´altra Settima, quella di Mahler, e il Concerto per pianoforte di Schumann con Pollini, il 12 ottobre, infine, stessa locandina, ma con l´aggiunta della suite del Prometeo di Luigi Nono. La "dream orchestra" di Lucerna abiterà dunque a Roma per un´intera settimana. Una forma di "residenza" che si ripeterà nei prossimi anni in altre città: piazze già sicure Tokyo, New York, Londra e Vienna. Il festival non ha casa soltanto sotto le volte di legno della Sala S. Cecilia, ma si allarga anche alle dimore "minori", la Sala Sinopoli e la Sala Petrassi: qui, da pomeriggio a sera, al ritmo (a volte) di tre concerti al giorno, i "professori" dell´orchestra tornano al loro antico mestiere, quello di solista, e danno vita a tre concerti da camera di gran cartello. Alla fine del "ciclo Beethoven", quattro anni fa, Abbado disse soltanto, in pubblico, "Grazie Ludwig". Il 12 ottobre, alla fine della festa, sarà Roma a dover dire, semplicemente, "Grazie Claudio".
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